Stipendi ed inflazione, i primi non crescono al variare della seconda, e le famiglie italiane sono sempre più in difficoltà, ecco perché.
E’ sempre più difficile, per le famiglie italiane, arrivare a fine mese. Sembra essere tornati indietro nel tempo, quando a volte mettere insieme pranzo e cena era difficile. Sembra essere tornati agli anni ottanta, o per le meno questo lo dicono i dati rilevati su famiglie e consumi. Ma l‘inflazione più del 6.9% sta portando ad un aumento generale dei livello dei prezzi. E a volte, per riempire il carrello della spesa, occorre fare dei sacrifici e fare attenzione a ciò che si compra, rinunciano magari a qualche piacere in più.
E così famiglie, giovani, pensionati tutti attenti alle spese, anche sul settore alimentare. Dunque giorno dopo giorno, il potere d’acquisto degli italiani si riduce. La pasta che rappresenta il cibo base dall’alimentazione italiana è aumentata del 16%. Eppure è il vessillo della dieta mediterranea, anche se continuando così la dieta non sarà più una scelta, ma un’imposizione per riuscire ad arrivare alla fine del mese.
Molti italiani stanno lasciando sempre di più i supermercati, per comprare frutta e verdura nei mercati. La speranza è quella di risparmiare qualcosa rispetto ai grandi marchi della distribuzione organizzata. Magari cercando una produzione locale, che saltando i costi della distribuzione offrono prodotti di buona qualità a costi più contenuti.
I supermercati a loro volta rispondono cercando di puntare sulle offerte e promozioni. Di solito sono queste strategie di marketing che permettono alla GDO di rifocillarsi. Anche perché, se i prodotti lo permettono, molte persone si trovano a “fare scorta” nelle dispense per non comprare a prezzo pieno. E’ quello che è successo soprattutto all’olio di semi, che dall’inizio del conflitto tra Russia ed Ucraina, ha subito un aumento del 70%. E poi c’è la Guerra del grano, che fa lievitare tutti gli altri prodotti.
In Italia con la pensione minima non si vive, ma si cerca di sopravvivere. Quindi il connubio inflazione ed aumento di salari e stipendi fa infiammare le parti sociali. Ad esempio i sindacati spingono per una revisione del sistema contributivo, e dei contratti, per far fronte alla situazione di crisi. L’Italia, in Europa, è fanalino di coda per stipendi bassi e costo della vita sempre più alto.
Ma accanto a questo problema c’è sempre quello legato alla carenza di posti di lavoro. Le imprese sono costrette a licenziare perché non riescono a sostenere i costi spesso legati all’energia. Le bollette di gas e luce sono raddoppiate e semplice cose, come il burro stanno per diventare beni di lusso. E’ ora di avviare politiche serie sul mondo del lavoro e smetterla con la “politica della sussistenza” di tutti coloro che rinunciano di lavorare, grazie alla comodità del reddito di cittadinanza. Occorre creare posti di lavoro, e magari puntare a programmi europei per ottenere questo obiettivo, magari investendo proprio sulle fonti energetiche che permettono anche di rispettare l’ambiente.
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