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Cartelle esattoriali annullate, aumenta il debito accumulato dal Fisco

Sono molte le cartelle esattoriali annullate e che quindi sono soldi che mancano nelle casse del fisco, ecco cosa sta succedendo.

Cartelle esattoriali annullate, molte pec non sono valide

Le cartelle esattoriali sono crediti che il Fisco vanta nei confronti di un debitore. Per questo motivo sono notificate e devono essere pagate proprio dal soggetto che ne è destinatario. Tuttavia le cartelle esattoriali possono anche essere annullate qualora non si riesca a notificare la stessa cartella.

In particolare con l’avvento delle pec, la posta elettronica certificata, ha generato ulteriori problemi di notifica. Questo perché le pec indicate non sono presenti nel Registro ufficiale. Si ricorda che la legge di bilancio 2022 prevedeva il servizio di digitalizzazione delle cartelle esattoriali della Pubblica Amministrazione, attraverso la pec. Ma se la pec non è corretta, falsa o inesistente, l’Agenzia delle entrate rischia di perdere i suoi soldi.

Cartelle esattoriali annullate, un caso in esame

Il problema non è così tanto raro. Anzi è talmente frequente che è sicuramente arrivato il momento di mettere mani al problema e capire come risolverlo. Ma tutto nasce da un caso che si è verificato nella città di Assisi. Infatti un paio di mesi fa un imprenditore ha ricevuto una notifica dai giudici tributari che annullava 71 cartelle esattoriali a suo nome. E sapete perché? Perché le cartelle erano legate ad un indirizzo Pec non presente nel registro pubblico delle pec italiane. Si tratta circa di 1,4 milioni di euro annullato per questo semplice problema di Pec.

E’ chiaro che se questo succede per molti debitori, il costo da sostenere per il fisco è davvero elevato. Un buco finanziario che si accumula come se non bastasse i 1.000 miliardi di debito che gli italiani hanno accumulato nel corso degli anni con l’Agenzia delle entrate.

Cosa dice la legge in merito?

Di recente anche la CTR Lazio ha emesso sentenza in merito. Con la n.915 del 28 febbraio 2022, ha chiarito che le notifiche Pec dell’Agenzia di Riscossione devono essere inviate da indirizzi di posta elettronica certificati estratti dai pubblici registri. Secondo la sentenza di Roma, il vizio non può essere sanato nemmeno dall’avvenuta impugnazione della cartella stessa.

Potrebbe essere una buona notizia per i “furbetti“, ma non è detto che la situazione resti tale. Infatti essendo un vizio dell’Agenzia questo potrebbe essere “risolto” dallo stesso Stato, anche se ancora non si sa come. Quindi è meglio, senza alcun dubbio controllare che la pec sia presente del registro nazionale e pubblici.

 

 

 

 

 

 

 

 

Francesca Cavaleri

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Francesca Cavaleri

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