Aria di preoccupazione a Stellantis, nello stabilimento di località San Nicola di Melfi. Se c’è uno stabilimento industriale italiano che oggi sta vivendo una fase assai particolare vista la grave e perdurante crisi questo stabilimento è senza dubbio quello Stellantis di Melfi. Nella fabbrica ex Fiat ed ec FCA sita in Basilicata, a Melfi, in Provincia di Potenza, la situazione sembra diventare sempre più incandescente. Parliamo di uno stabilimento dove notoriamente prima FCA e adesso Stellantis, producono oltre la metà delle auto che generalmente l’azienda produce in Italia ogni anno. Quindi, l’importanza dello stabilimento è evidente sia per le questioni industriali della casa madre che per il tessuto sociale ed economico della zona. Lo stabilimento di località San Nicola di Melfi infatti è la più grande fonte di PIL dell’intera Regione Basilicata.
Al netto della notoria rilevanza dello stabilimento, c’è uno spaccato interno alla fabbrica e all’intero polo produttivo che è più di altri sta vivendo una situazione, per così dire, drammatica. Questo settore è senza dubbio l’indotto. Nel grande stabilimento di Stellantis a Melfi, non c’è solo la fabbrica interna del gruppo italo francese nato dalla fusione di PSA con FCA. Non c’è solo la fabbrica dove effettivamente vengono prodotte le auto del quarto produttore mondiale di automobili qual’è effettivamente Stellantis. Il polo produttivo di località San Nicola di Melfi è composto da tante piccole e medie realtà industriali che compongono il cosiddetto indotto. Ed è proprio la situazione nell’indotto quella che è più allarmante secondo politici, sindacati e lavoratori.
Portare alcune attività di cui oggi ha cura l’indotto, all’interno di Stellantis non può che allarmare. Infatti gioco forza significa mettere a repentaglio diversi posti di lavoro. Significa potenzialmente un netto taglio di posti di lavoro e smentite non ne arrivano. L’uncia certezza è che effettivamente l’indirizzo di Stellantis sembra essere proprio quello di portare diverse attività al di fuori del perimetro dell’indotto. E questa cosa è nota a tutti come il fatto che i lavoratori dell’indotto hanno meno tutele rispetto a quelli della casa madre. La potenziale chiusura di piccole e medie realtà dell’indotto mettonoin serio pericolo i posti di lavoro ma anche il tessuto sociale della Basilicata. E sono cose queste, molto importanti.
A Melfi si inizia a muovere il malcontento. La dimostrazione è il presidio terminato alle 22:00 del 6 agosto sotto la sede del palazzo della Regione a Potenza. I sindacati si stanno muovendo, chiedendo alla politica di aprire tavoli e all’azienda di fermare ipotizzabili lettere di licenziamento. Presto ci saranno aggiornamenti, anche se la preoccupazione è sempre in aumento.
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