Chi è alle prese con il caro energia e deve cercare una soluzione economica per il riscaldamento, può trovare interessante il pellet di canapa. Ecco il materiale che potrebbe rivoluzionare il modo di riscaldarsi.
Gli italiani dovranno affrontare un inverno difficile sul fronte riscaldamento, sono molte le famiglie che hanno paura di non riuscire a riscaldare adeguatamente gli ambienti o di dover rinunciare al riscaldamento. Tra le opzioni che sembrano essere più convenienti c’è il pellet, ma anche il prezzo di questo è aumentato stratosfericamente, arrivato ora a una media di 13 euro per un sacco da 15 kg. Proprio per questo gli italiani stanno sperimentando alternative, alcune delle quali prevedono anche modifiche alla stufa, come nel caso in cui si intenda bruciare nocciolino.
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Un’altra opportunità sembra però che sia prendendo piede, si tratta del pellet di canapa. Ecco perché potrebbe essere la soluzione perfetta.
Del pellet di canapa si parla in Italia solo da pochi giorni, in realtà in Canada è già abbastanza diffuso e proprio qui sono presenti molti impianti di trasformazione. Gli stessi pian piano si stanno diffondendo, in Italia per ora ci sono poche aziende che stanno lavorando su questo prodotto, quindi chi vuole comprare pellet di canapa deve importarlo. Viene ricavato dalla lavorazione del gambo della canapa. L’economicità del prodotto non deriva dalla bassa resa o dal suo essere un prodotto di serie B, ma dal fatto che una piantagione di canapa dopo 5 mesi è pronta per la lavorazione e la trasformazione in pellet, mentre la legna, che si tratti di abete o faggio, impiega almeno 5 anni per la crescita.
Naturalmente il “frutto” della canapa viene utilizzato per la realizzazione di prodotti a basa di canapa legale, cioè con thc inferiore a 0.02%.
Il pellet di canapa è eco-compatibile, ha un’elevata resa, può essere preparato senza l’aggiunta di resine e questi naturalmente sono ulteriori vantaggi. La cenere può invece essere utilizzata come fertilizzante, quindi non c’è alcun prodotto di scarto derivante dall’uso della canapa. I residui sono comunque inferiori al 2% questo vuol dire che bruciare pellet di canapa crea davvero uno scarto in cenere minimo La cenere dalla bruciatura del pellet, se di buona qualità, dovrebbe essere inferiore all’1%.
In Italia un progetto interessante è sviluppato a Nusco, in provincia di Avellino, dove un produttore di canapa a uso alimentare (produce olio di canapa, farina, pasta fresca), al termine della trebbiatura realizza rotoballe con i gambi, praticamente la pianta della canapa. Queste rotoballe sono poi avviate alla lavorazione e trasformate in pellet. Si tratta naturalmente di un esperimento su piccola scala che però può fungere da apripista per una vera rivoluzione volta a ridurre comunque tutti gli scarti di produzione. Oltre questo esperimento, non siamo riusciti a trovare pellet di canapa in Italia in vendita.
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