Reddito di cittadinanza 2023, ci sarà ma le regole saranno diverse

Il reddito di cittadinanza 2023 sembra esserci, ma le regole per l’erogazione saranno diverse. Prevista una stretta, ma quali sono le novità?

Reddito di cittadinanza 2023, confermato per l’anno prossimo

I percettori di reddito di cittadinanza hanno tribolato negli ultimi mesi. Se la sinistra ne ha fatto un capo saldo, la destra ha detto già dalla campagna elettorale che avrebbe adottato dei correttivi. In effetti il nuovo Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, lo ha detto in modo chiaro. Coloro che hanno l’età e le capacità di poter lavorare dovranno rimboccarsi le maniche. Mentre per chi non può rientrare nel mondo del lavoro avranno un sussidio.

Quindi le regole per il ricevimento del contributo saranno cambiate. Si ricorda che il Reddito di cittadinanza è stato introdotto in Italia con decreto-legge n.4 del 28 gennaio 2019, come misura di contrasto alla povertà volta al reinserimento nel mondo del lavoro e all’inclusione sociale.

Reddito di cittadinanza 2023, alcune nuove regole

Secondo il discorso sulla programmazione degli interventi del nuovo governo, anche il reddito di cittadinanza subirà delle modifiche. Una delle nuove regole è semplice: se non si accetta il primo impiego proposto si perderà il diritto al sussidio. Invece ad oggi, il percettore del reddito può rifiutare fino a tre volte l’offerta di lavoro, differenziata anche per distanza dal proprio domicilio. Secondo infatti il premier Meloni, il RdC secondo com’è ideato è stato un vero e proprio flop.

Adesso la soluzione deve essere il lavoro. Solo chi non è in grado di mantenersi ha diritto a ricevere il sussidio, anche maggiorato. Mentre per tutti gli altri scatteranno i controlli e le sanzioni saranno più severe. Occorre un meccanismo più rapido per inserire le risorse lavorative nel mondo del lavoro, anche ricorrendo alle imprese d’impiego private. Anche perché l’esperienza dei navigator non ha dato i risultati sperati con sprechi anche di soldi pubblici.

Più risparmio e più lavoro per gli italiani

La povertà deve combattersi con il lavoro. Tra gennaio e settembre 2022 lo Stato ha speso circa 6 miliardi di euro per il contributo contro la povertà. A settembre sono stati circa 1,16 milioni di nuclei familiari a beneficiari del reddito. Soprattutto al sud rispetto che al centro e nord. Mentre l’idea del governo è quella di risparmiare, quindi diminuire questi dati. Infatti tutti coloro che hanno la possibilità di lavorare dovranno tornare a farlo, senza ulteriori proroghe.

Prevista anche una lotta contro il lavoro povero. Il contrasto al lavoro povero è per tutti noi una priorità, ma capiamoci su come combatterlo. Io penso che il salario minimo legale rischi di non essere una soluzione ma uno specchietto per le allodole perchè sappiamo tutti che gran parte dei contratti di lavoro dei dipendenti è coperto dai Contratti nazionali che già prevedono salari minimi. Allora il problema per me è estendere la contrattazione collettiva- ha dichiarato il Premier Meloni.

 

Francesca Cavaleri

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