La Corte di Cassazione, terza sezione penale, ha depositato 5 sentenze contro altrettanti istituti di credito con rigetto delle istanze di dissequestro delle somme derivanti da truffe Superbonus 110%. Ecco cosa è successo.
La vicenda ha visto il perpetrarsi di diverse truffe di valore ingente ai danni dello Stato nella realizzazione dei lavori del Superbonus 110%. Il valore della truffa era di un milione di euro. Nel corso dell’indagine per associazione a delinquere finalizzata a truffa, evasione fiscale e falso, si effettua il sequestro preventivo dei crediti di imposta maturati dal beneficiario e ceduti all’intermediario finanziario. Questi hanno proposto ricorso avverso il provvedimento e si è quindi arrivati alle sentenze. Le pronunce sono come detto 5:
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Nelle varie procedure i richiedenti avevano ricevuto i benefici previsti dal decreto 34 del 2020 con riconoscimento quindi dei crediti a fronte di lavori eseguiti per l’efficientamento energetico degli edifici, quindi il Superbonus. Come risaputo, la normativa prevede la possibilità di utilizzare i crediti di imposta maturati compensandoli con il proprio debito fiscale, oppure di cedere i crediti.
La disciplina della cessione dei crediti nel tempo è stata molto irrigidita. Con la circolare 23 del 2022 dell’Agenzia delle Entrate si introduce per la prima volta la responsabilità in solido in caso di truffa Superbonus tra il beneficiario e il cessionario. La responsabilità in solido si esclude nel momento in cui il cessionario dimostra di aver adottato tutti gli accorgimenti necessari al fine di verificare che effettivamente i lavori sono stati eseguiti e che vi è coerenza tra le somme dichiarate e i lavori effettuati. In un secondo momento la responsabilità in solido ha avuto una rivisitazione, ma confermata nei casi di dolo o colpa grave da parte del cessionario.
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Ora arrivano le prime pronunce in merito. Nei casi in oggetto quindi, ipotizzate le truffe, i crediti di imposta già ceduti sono stati sottoposti a sequestro a scopo cautelare prima di poter essere utilizzati dal cessionario stesso. Gli intermediari hanno quindi chiesto il dissequestro delle stesse somme, ma questo in tutti i 5 casi la Corte di Cassazione ha ritenuto di doverli confermare. Nel caso in cui quindi ci arrivasse a condanne definitive per truffa ai danni dello Stato, le somme sarebbero introitate nuovamente dallo Stato.
Quale tutela per gli intermediari finanziari? Questi potrebbero sempre rivalersi sul cedente/beneficiario, ma non è detto, soprattutto se trattasi di somme elevate, che riescano a recuperare il mal torto.
Proprio il rischio connesso alla responsabilità in solido ha portato di fatto le banche a stringere la cinghia e a non accettare facilmente la cessione dei crediti da Superbonus 110% richiedendo le foto al fine di dimostrare i lavori eseguiti. Addirittura la società Deloitte che cura la parte burocratica per diversi intermediari ha richiesto l’asseverazione dei lavori non semplicemente con le foto, ma anche attraverso dei video.
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