Il reddito di cittadinanza è uno degli elementi di maggiore attenzione della manovra 2023. Non sarà eliminato, ma rimodulato, ecco come.
Il nuovo Governo ha annunciato di non voler totalmente cancellare il reddito di cittadinanza. Bensì procedere ad una rimodulazione dello stesso attraverso dei nuovi parametri. Tra questi ci sono l’età del percettore del sussidio e lo stato di famiglia. Certo è chiaro che nessuno lo prenderà a vita, ma sembra anche avere una durata limitata. Infatti chi ha tra i 18 e 59 anni, e non ha figli a carico, se può andare a lavorare “perderà l’assegno” anche se non subito. Il percorso di inserimento dovrebbe essere al massimo di 18 mesi, poi si potrebbe perdere, se non si è trovato un lavoro o non si voglia trovare.
Tuttavia Pasquale Tridico, Presidente dell’Istituto di previdenza sociale (INPS) spiega come il reddito sia stato fondamentale durante la pandemia. In particolare dice: “Senza la misura resterebbe solo la Caritas, ricordiamoci che oggi viene dato per due terzi a persone che non possono lavorare“, sottolinea. Ma l’intento del Governo è totalmente differente in quanto secondo la Meloni, la povertà si combatte lavorando, non stando a casa. Quindi la misura deve incentivare a trovare un lavoro.
Da aprile 2019 a oggi hanno ricevuto il pagamento di almeno una mensilità del reddito di cittadinanza 2,24 milioni di nuclei familiari per un totale di oltre 5 milioni di persone. L’importo medio dell’assegno è pari a 550 euro per nucleo familiare e una spesa totale di circa 8 miliardi l’anno. Una spesa che potrebbe sicuramente diminuire se fosse cancellato per coloro che hanno dai 18 ai 59 anni, non hanno figli a carico, e rifiutano anche una proposta di lavoro.
Tuttavia il reddito di cittadinanza non verrà tolto agli invalidi oppure a chi ha figli a carico, ma non ha i mezzi necessari per mantenerli. Quindi priorità a chi in realtà non può lavorare oppure non ha il reddito necessario per mantenere se e la sua famiglia. Inoltre importante novità: il reddito si perde se si rifiuta anche solo una offerta di lavoro. Si tratta di offerte che prevedono il rispetto degli accordi sindacali e con paghe idonee alla mansione svolta.
Invece incentivi potrebbero essere contenuti nella manovra per aiutare le imprese ad assumere. Anche perché molte lamentano di non trovare personale, con maggiore difficoltà se deve esser specializzato, o impiegati nel settore turistico. Rimane il problema del mancato incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro che risulta davvero un grave inefficienza del mercato.
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