Negli ultimi giorni si ritorna a parlare dello scudo fiscale che potrebbe essere inserito all’interno della legge di Bilancio, ecco di cosa si tratta, chi può avvalersene e quali vantaggi porta.
In queste ore il Governo è al lavoro alla legge di bilancio, il valore dovrebbe essere di 30-32 miliardi che a loro volta dovrebbero essere distribuiti in buona parte (21 miliardi) a famiglie e imprese al fine di aiutarli a far fronte agli effetti dei rincari energetici. Naturalmente questi soldi devono essere recuperati e proprio per questo si sta studiando la possibilità di attivare lo scudo fiscale che secondo le prime stime dovrebbe far recuperare dai 3 ai 5 miliardi di euro.
Questa misura è anche denominata voluntary disclosure e consente a coloro che hanno patrimoni all’estero non dichiarati di farli rientrare attraverso un’autodenuncia e quindi il versamento dalle imposte dovute. Sia chiaro, lo scudo è solo di tipo fiscale, non penale quindi gli eventuali reati sono comunque perseguiti.
L’ultima volta che l’Italia ha applicato lo scudo fiscale risale al 2015 e fu il governo Renzi ad attuarlo. In quel caso portò nelle Casse dello Stato ben 2,5 miliardi di euro. Il contribuente per attivarlo dovette farne richiesta attraverso i servizi Entratel o Fisconline, se abilitati, mentre in caso contrario era possibile inoltrare la richiesta tramite soggetti abilitati come avvocati, commercialisti e iscritti nel registro dei revisori contabili. Il governo Renzi inoltre attivò la voluntary disclosure non solo per i patrimoni detenuti all’estero e non dichiarati, ma anche per le altre imposte, come le imposte sui redditi e addizionali, Irap, Iva, imposte sostitutive.
Naturalmente non sappiamo come si procederà in questo caso e non è neanche certo che si procederà effettivamente a uno scudo fiscale, ma è una delle ipotesi insieme alla cancellazione dei debiti fiscali non riscuotibili, alla cancellazione dei debiti fino a 1.000 euro e dimezzamento di quelli tra 1000 e 3.000 euro.
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