La bozza della legge di bilancio 2023 è al vaglio della Commissione europea e arrivano le prime critiche alla nuova disciplina sul tetto ai pagamenti con Pos che potrebbe agevolare l’evasione fiscale e sarebbe contraria agli accordi sul Pnrr.
Da una nota di Palazzo Chigi arriva la notizia che sono in corso interlocuzioni con la Commissione Europea inerenti le nuove disposizioni sull’uso del Pos che si trovano nella bozza della legge di bilancio 2023.
La bozza delle legge di bilancio, come noto, va inviata al Parlamento per il voto, ma anche alla Commissione Europea che valuta se la stessa rispetta gli obblighi unionali. A finire nel mirino della Commissione Europea sono le norme che prevedono la possibilità per commercianti di rifiutare il pagamento con la moneta elettronica (POS) per importi fino a 60 euro. Le prime modifiche a questa norma sono arrivate nei mesi scorsi quando è stato concesso ai tabaccai la vendita di marche da bollo e sigarette senza obbligo di Pos. In seguito, nella prima bozza della legge di bilancio 2023 si è optato per inserire la possibilità di rifiutare i pagamenti di importo fino a 30 euro. Nell’ultima versione la soglia è salita a 60 euro.
Non sono ben chiare ad ora le critiche mosse, pare che i rilievi non siano tanto sull’introduzione di soglie, queste infatti potrebbero essere accettate dall’Unione Europea in forza del fatto che le transazioni con Pos richiedono al commerciante il pagamento di commissioni, quanto sul fatto che ci sia l’intenzione di eliminare le sanzioni per i commercianti che non hanno il Pos.
Il Governo nella nota inviata ai giornalisti ha sottolineato che sulla questione del Pos sono in corso interlocuzioni con la Commissione Europea e che nel prosieguo della discussione in Parlamento si terrà conto dei rilievi fatti.
In particolare, il punto sembra essere l’impegno preso nel 2019, con la negoziazione del Pnrr, che prevedeva l’accesso ai fondi a condizione che l’Italia si impegnasse nel contrasto all’evasione fiscale potenziando i pagamenti elettronici obbligatori. Non tenere fede a questo patto potrebbe mettere a rischio i futuri pagamenti degli importi previsti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
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