Assunzione percettori reddito di cittadinanza: nel 2023 ci sono due possibilità per le imprese

I datori di lavoro che vogliono assumere percettori di reddito di cittadinanza dal 2023 potranno scegliere tra diverse agevolazioni

reddito di cittadinanza proteste

La legge di bilancio 2023 ha ridefinito la disciplina del reddito di cittadinanza e non solo, infatti oltre a ridurre il periodo temporale per il quale può essere percepito il sussidio, ha previsto anche la sospensione dell’erogazione in caso di rifiuto di una proposta di lavoro, sebbene la stessa non sia congrua rispetto alle “aspettative” del beneficiario. Oltre a cambiare questa parte delle regole, la legge di bilancio 2023 ha previsto una particolare agevolazione per coloro che assumono i percettori di reddito di cittadinanza, questa però non è sostitutiva delle precedente previsione normativa, ma è aggiuntiva, ne consegue che il datore di lavoro che vuole assumere percettori di reddito di cittadinanza ha due opzioni e può valutare quella economicamente più conveniente. Ecco le due opzioni per l’assunzione percettori reddito di cittadinanza.

Esonero contributivo per l’assunzione di percettori di reddito di cittadinanza ex legge di bilancio 2023

La prima opzione è contenuta nella Legge di Bilancio 2023, del 29 dicembre 2022, n. 197, all’art.1, comma 294 e prevede che i datori di lavoro privati che, dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2023, assumono percettori di reddito di cittadinanza con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato possono beneficiare dell’esonero dal versamento del 100% dei complessivi contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro. Sono esclusi dal beneficio i contributi dovuti in favore dell’Inail, cioè i contributi da versare all’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro.

L’esonero contributivo ha però due limiti, cioè può essere goduto per un periodo massimo di 12 mesi e per un valore complessivo massimo di 8.000 euro su base annua riparametrata e applicata su base mensile. L’esonero contributivo non va ad incidere sulle prestazioni pensionistiche quindi il lavoratore assunto con questa tipologia di formula non avrà poi penalizzazioni economiche al momento del pensionamento.

Questo esonero non trova applicazione per i contratti di lavoro domestico mentre si applica in caso di trasformazione di un contratto a tempo determinato in tempo indeterminato.

Esonero contributivo per l’assunzione di beneficiari di RdC dalla legge 234 del 2021

La seconda opzione per il datore di lavoro è quella prevista dalla disciplina antecedente rispetto alla legge di bilancio 2023. Questa prevedeva la possibilità per il datore di lavoro che assume un percettore di reddito di cittadinanza con contratto a tempo indeterminato, determinato (full time o part time) o con contratto di apprendistato, di beneficiare di un esonero contributivo pari alla differenza tra il costo di 18 mensilità di reddito di cittadinanza (ricordiamo che l’importo non è uguale per tutti) e le mensilità già percepite dal soggetto interessato. L’esonero comunque non comprende l’importo dei contributi Inail. L’esonero non può comunque essere inferiore a 5 mensilità, innalzate a 6 in caso di assunzione di donne o soggetti svantaggiati. L’importo massimo del beneficio mensile è di 780 euro.

Si può notare come ci sia una certa differenza ed ampiezza tra queste due misure, sia per quanto riguarda le tipologie di contratti, sia per quanto riguarda l’oggetto dell’esonero, infatti nel regime pre-vigente rispetto alla legge di bilancio 2023 l’esonero ha ad oggetto non solo la quota di contributi a carico del datore di lavoro, ma anche quella a carico del lavoratore. Questo vuol dire che le imprese che vogliono assumere percettori di reddito di cittadinanza possono scegliere tra queste due discipline/opzioni quella che ritengono più conveniente.

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