Vendite al dettaglio sotto la lente di ingrandimento per conoscere i consumi degli italiani, ma si rivela un taglio sulle spese alimentari degli italiani
L’Istat ha presentato i suoi nuovi dati sulle abitudini degli italiani. Quello che ne emerge è che: si spende di più, ma si compra di meno, è quello che sta succedendo in questo momento in Italia. La causa è la perdita del potere di acquisto dovuto all’inflazione. I dati dello scorso novembre 2022 rilevano un aumento del 4,% rispetto al 2021. Ma a diminuire sono i volumi d’acquisto che scendono del -3,6%. E la cosa peggiore è che a diminuire sono proprio i volumi dei prodotti alimentari -6,3%.
Secondo Assoalimentari la spesa per singola famiglia si è ridotta 3.55 euro per la famiglia tipo. Valori che poi diminuiscono o aumentano a seconda della presenza di più di due figli, o non se ne hanno. Ma sicuramente emerge che si comprano meno prodotti alimentari, una contrazione della spesa, che denota la situazione difficile che sta attraversando il nostro Paese.
Gli italiano stanno lasciando i grandi marchi della distribuzione per rivolgersi sempre più ai discount. Questi ultimi hanno registrato anche il + 10% delle vendite. Anche Confcommercio ha confermato il trend delle scelte d’acquisto. A perderci sono anche i piccoli punti vendita o quelli “sotto casa” che a volte non possono permettersi gli stessi prezzi dei discount. Ma del resto gli italiani devono pur continuare a mangiare e per farlo sono sempre di più quelli che sono alla caccia delle offerte.
Un altro segnale negativo arriva dai depositi. In poche parole sono diminuiti i soldi che gli italiani tengono in conto deposito. Questo vuol dire che non si può fare risparmio, perché quello che si ha serve per pagare la spesa, pagare le bollette ed andare avanti, affrontando tutti aumenti che portano con se inflazione e caro energia.
Se su bilancio famigliare grava anche un mutuo per la casa, allora occorre ancora stringere di più la cinghia. Infatti continuano a crescere i tassi sui nuovi mutui concessi alle famiglie. I tassi di interesse, comprensivi delle spese accessorie, sono cresciuti al 3.5%. Un anno fa il tag per il tasso fisso era pari all’1,21%, contro il 3.5% di oggi. Mentre per quanto riguarda il tasso variabile, le rate in dodici mesi, sono cresciute in media da 457 euro a 619 euro al mese. Anche i tassi sui nuovi finanziamenti, per il credito al consumo, sono saliti fino al 9,25%. Il Governo non deve far altro in questo momento che cercare di aiutare quante più famiglie ed imprese per cercare di superare questo forte periodo di crisi economica.
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