Autonomia differenziata: cos’è e cosa cambia per gli italiani

autonomia differenziata

Nel 2001 con la riforma della Costituzione sono stati ridefiniti i rapporti tra Regioni e Stato attraverso una nuova disciplina della potestà legislativa concorrente ed esclusiva. Ora il ministro Calderoli ha presentato una proposta di legge che mira a intensificare l’autonomia differenziata per le Regioni, una sorta di passo ulteriore che secondo lo schema si esplicherà nel modo che a breve vedremo.

Cos’è l’autonomia differenziata proposta dal Ministro Calderoli

L’autonomia differenziata implica che le diverse Regioni d’Italia in determinate materie potranno avere una maggiore autonomia rispetto ad altre. La parte della norma che genera maggiori perplessità è quella che prevede che le Regioni possano trattenere il loro gettito fiscale, andando così a determinare potenziali importanti differenze inerenti il sistema welfare e in particolare gli ambiti delle prestazioni sanitarie.

La base normativa su cui poggia l’autonomia differenziata è l’articolo 116 della Costituzione  che riconosce 5 Regioni a statuto speciale, si tratta di Sicilia, Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige. Il comma 3 dello stesso articolo prevede la possibilità da parte delle Regioni interessate di richiedere l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia nelle materie attribuite dall’articolo 117 alla competenza legislativa concorrente o esclusiva.

Tali ulteriori autonomie devono però essere approvate con legge dello Stato. Con la proposta del ministro Calderoli si va proprio in tale direzione. La particolarità del comma 3 dell’articolo 116 è che per l’introduzione di queste ulteriori autonomie non si richiede una modifica della Costituzione, ma una legge dello Stato ordinaria. La legge richiede una procedura semplificata rispetto a una riforma della Costituzione.

Critiche all’autonomia differenziata delle Regioni

La proposta del Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Calderoli ha ricevuto anche critiche in particolare per la potenziale disparità che potrebbe crearsi per quanto riguarda il livello essenziale delle prestazioni mediche (LEP). Ad esprimere particolari perplessità infatti sono anche molti medici (Associazione Italiana Oncologia Medica) che paventano la nascita di eccessive differenze tra Nord e Sud. Perplessità sorgono anche per quanto riguarda l’istruzione, settore strategico che già ora vede molte differenze tra le varie zone d’Italia e che potrebbe portare a livelli diversi inerenti la qualità della formazione obbligatoria e non prestata. Proprio in merito a questo settore si è già parlato anche di stipendi diversificati con la reintroduzione delle gabbie salariali.

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Il rischio è che l’autonomia differenziata per le regioni richiedenti possa sottrarre risorse a Regioni che storicamente hanno livelli di reddito ( e di gettito fiscale) inferiore rispetto ad altre andando così a violare anche il principio di solidarietà economica e sociale con un vero crollo sociale per quelle in maggiori difficoltà.