Le novità sulla cessione del credito sono state il primo punto del tavolo tecnico per discutere su come rispondere ai disastri provocati dal superbonus.
Il Governo punta sempre più allo stop della cessione del credito e dello sconto in fattura per il superbonus e tutti gli altri bonus edilizi. Negli ultimi giorni i maggiori attori del comparto edile hanno manifestato il disappunto della scelta. Così è stato indetto un tavolo tecnico per cercare di trovare una soluzione capace di salvare famiglie ed imprese.
All’incontro erano presenti: Abi, Cdp, Sace, Agenzia delle Entrate. Presenti anche le associazioni di categoria che hanno già partecipato all’incontro a Palazzo Chigi (Ance, Confedilizia, Confindustria, Confapi, Alleanza cooperative, Confartigianato, Cna, Confimi, Rete professioni tecniche, Casartigiani, Confassociazioni). L’obiettivo è uno e semplice “Salvare le imprese” bloccate dai crediti non ceduti e quindi con forte contrazione di liquidità. Ma il modo per farlo non sembra essere univoco.
Una prima soluzione potrebbe arrivare per gli esodati dal superbonus. Si tratta di tutti quegli interventi in edilizia libera, cioè che non hanno bisogno di Cila, Cila o altre autorizzazioni. Per questo tipo di interventi il paletto dell’inizio lavori entro 17 febbraio potrebbe venire meno, grazie all’ autocertificazione. Questo provvedimento non farebbe quindi perde lo sconto in fattura o la cessione del credito.
Mentre per i crediti incagliati e non ancora esigibili, la soluzione migliore risulta essere quella della compensazione dei crediti, attraverso il modello F24. Anche perché molti istituti di credito, Poste e similari hanno già detto di aver esaurito la propria capienza fiscale. Ma chiedono di eliminare il provvedimento sui sequestri in caso di frodi. Anche se si pensa di utilizzare anche le società a partecipazione pubblica per rilevare tali crediti. Rimane esclusa la possibilità di utilizza di enti comunali, in quanto essendo sempre lo Stato stesso.
Nel frattempo il decreto sul superbonus approda in Commissione e Finanze, alla Camera. C’è tempo fino al 6 marzo per approvare gli emendamenti e trovare una valida soluzione per i 19 milioni di crediti derivanti dei bonus edilizi non riscuotibili dalle aziende. Secondo i dati forniti dall’Agenzia delle entrate, le banche nel 2022, hanno rilevato crediti per 7 miliardi a fronte di una capacità di 30 miliardi. Quindi ci sarebbe ampio spazio per acquisire i 19 milioni di crediti bloccati. Ma su questi valori non è invece d’accordo l’Abi. Su un punto convengono tutti: trovare una soluzione nel più breve tempo possibile. Anche perché a rimetterci potranno essere proprio le aziende e le famiglie italiane, già provate dalla crisi economica.
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