La partita Iva è un elemento essenziale per esercitare una professione o un’impresa. Ma quante attività possono farsi con la stessa partita Iva?
La vita è sempre più difficile da portare avanti per i troppi costi da sostenere. E questo spinge gli italiani a svolgere più lavori per cercare di fare quadrare i conti. Lo stesso vale anche per i professionisti o i possessori di partita Iva che diversificano il loro portafoglio di clienti proprio per incrementare i guadagni. Ma questo è possibile farlo?
Partiamo dal concetto di partita Iva che è una sequenza di 11 cifre che identifica un soggetto che esercita un’attività o un’impresa rilevante ai fini dell’imposizione fiscale diretta. Tuttavia può incidere con il codice fiscale, ma solo se l’attività è rappresentata da una persona fisica. Infine l’apertura della partita iva comporta anche l’iscrizione alla Camera di Commercio (CCIAA) o Registro delle imprese. Questo adempimento non è sempre obbligatorio.
La legge italiana prevede che un contribuente possa avere solo una partita Iva. Mentre si può avere anche solo una e svolgere più attività. In questo caso però occorre prestare attenzione ai codici Ateco. I codici ateco sono una tipologia di classificazione delle attività economiche adottate dall’Istituto Nazionale di Statistica Italiano (Istat) per le rilevazioni nazionali di carattere economico. Quindi chi svolge un’attività sa bene a quale categoria (codice Ateco) corrisponde.
Se invece si ha già una partita iva aperta e si vuole svolgere un secondo lavoro, è obbligatorio comunicare i nuovi codici Ateco al Fisco e all’ente previdenziale di riferimento. Inoltre la comunicazione deve essere fatta anche alla Camera di Commercio territoriale di competenza. Altro aspetto da considerare riguarda i profili previdenziali. Il lavoratore che svolge più attività deve iscriversi solo alla cassa di riferimento per l’attività prevalente. Ma se si ha l’obbligo di iscrizione ad un Albo, è bene valutare se le regole lo permettono.
Un’altra questione è quella che riguarda il calcolo del reddito imponibile, cioè la somma del guadagno su cui si applica la percentuale di tasse da pagare. Anche perché occorre stare attenti anche al regime di tassazione, sono molti che ad esempio hanno un regime di tassazione del 15% per il forfettario. Anche in questo caso rientrano in campo il codice ateco.
Per ogni codice c’è un coefficiente di redditività che va moltiplicato per il ricavo conseguito, così da calcolare a quanto ammonta il proprio reddito imponibile. Proprio come somma tra tutte queste moltiplicazioni. Se il limite è minore di 85 mila euro si può applicare la tassazione del 15%, altrimenti no.
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