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Guadagni via web: nuovi controlli fiscali per chi guadagna con le piattaforme online

In attuazione della Direttiva Dac7 , direttiva (Ue) 2021/514 del Consiglio del 22 marzo 2021 è stato firmato dal Presidente della Repubblica il decreto legislativo del 1° marzo 2023 che sarà presto pubblicato in Gazzetta Ufficiale. L’obiettivo principale del decreto è intercettare tutte le entrate provenienti dal web e che spesso sfuggono alla tassazione. I guadagni via web ora non potranno più essere nascosti.

Guadagni via Web, controlli incrociati in Unione Europea

Il web ha cambiato l’economia globale, ma spesso sfugge ai tentativi di tassazione, il problema è diventato rilevante al punto di essere oggetto di norme europee. La Dac7 stabilisce che le piattaforme online saranno obbligate a comunicare nel Paese Membro dell’Unione Europea in cui hanno la residenza tutti i guadagni online degli utenti.  Sarà poi il Paese in cui sono stati comunicati i guadagni online ad avvisare le autorità tributarie del Paese di residenza delle operazioni compiute dai vari utenti.

Ad esempio una piattaforma con sede in Francia comunicherà le operazioni compiute alle autorità fiscali francesi, questo analizzerà i dati e in base alla residenza invierà la comunicazione al fisco del Paese in cui gli utenti sono ubicati. Questo incrocerà i dati con quelli dichiarato dallo stesso contribuente in Italia e in caso di mancata concordanza potrà avviare un accertamento fiscale.

In base alla normativa la prima comunicazione dovrà essere effettuata entro il 31 gennaio 2024 per i redditi del 2023. L’obbligo sussiste anche se in Italia il decreto ancora non è entrato formalmente in vigore, questo perché siamo in ritardo rispetto ai termini dettati dall’Unione Europea.

Guadagni via web: tutti i dati da comunicare

In base ai calcoli della Commissione UE questa norma dovrebbe portate nel territorio dell’Unione Europea un maggiore gettito pari a circa 30 miliardi di euro. Tra gli utili che con questo metodo potrebbero essere tassati vi sono quelli generati attraverso le affiliazioni Amazon. I dati da comunicare riguardano le operazioni di vendita beni, ad esempio affiliazione Amazon, ma anche quelli relativi alla locazione di immobili, noleggio di beni, servizi personali e qualunque attività generi comunque compensi attraverso l’uso di piattaforme online.

Le informazioni sono divise per due categorie di utenti, la prima riguarda tutti coloro che compiono operazioni attraverso le piattaforme. In questo caso le piattaforme per le varie operazioni dovranno chiedere i dati fiscali, se le operazioni sono compiute da un’impresa occorre ragione sociale, partita Iva, indirizzo dell’attività. Nel caso in cui le operazioni di scambio siano effettuate da un privato è necessario raccogliere, nome cognome, indirizzo, data di nascita, codice fiscale, insomma tutti i dati utili ad individuare correttamente il soggetto che attraverso la piattaforma genera ricavi.

La seconda categoria di dati riguarda i venditori qualificati, cioè coloro che nell’arco dell’anno compiono 30 operazioni e hanno scambi per valori da 2000 euro. In questo caso è necessario identificare anche il conto finanziario attraverso il quale si opera. Le comunicazioni devono essere trimestrali e avere ad oggetto anche l’ammontare di commissioni, diritti e imposte versati ed eventualmente trattenuti.

Nel caso in cui un utente non fornisca alla piattaforma i dati necessari ad adempiere all’obbligo di comunicazione, la piattaforma dovrà impedire al soggetto di operare.

Leggi anche: Influencer: in quali casi è obbligatorio aprire la partita Iva?

Nadia Pascale

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Nadia Pascale

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