Meno partite Iva nel 2023, ma cosa sta succedendo?

Meno partite Iva nel 2023, un pessimo segnale per i professionisti e la piccola e media impresa. Tutte le motivazioni di questo calo molto significante.

Meno partite Iva nel 2023, anche per il regime forfettario

Aprire una partita Iva vuol dire dare avvio ad una nuova attività che può anche essere un sogno per il professionista o per la nuova impresa. Sicuramente rappresenta la voglia di investire su se stessi e di proporsi sul mercato. Ma arriva un dato che dà un segno di rallentamento in questo senso. Infatti secondo l’Osservatorio statistico del MEF sulle partite IVA, il primo trimestre di quest’anno registra un calo nelle aperture rispetto allo stesso periodo del 2022.

L’Osservatorio sulle partite IVA fornisce informazioni di natura economico-fiscale basate sull’elaborazione tempestiva dei dati dell’Anagrafe Tributaria. Il nuovo strumento offre una visione aggiornata sulle partite IVA attraverso il monitoraggio trimestrale della loro anagrafica. Le informazioni riguardano i dati statistici relativi alle partite Iva di imprese e professionisti suddivisi per natura giuridica, attività economica, territorio e, per quanto riguarda le persone fisiche, per caratteristiche demografiche (sesso ed età).

Meno partite Iva nel 2023, una fotografia dell’Italia

Secondo i dati forniti dall’osservatorio nei primi tre mesi dell’anno sono state aperte circa 180 mila parite Iva. Ma rispetto all’anno precedente si evidenzia un calo del 6,4% (188 mila nel 2022). Le aperture di partita Iva da parte delle persone fisiche, hanno interessato i settori del commercio e delle attività professionali. Hanno effettuato questa scelta soprattutto i professionisti nelle Regione del Nord rispetto a quelle del Sud.

La ripartizione territoriale, si nota come la maggior parte delle nuove aperture sia concentrata nelle Regioni del Nord Italia, il 48,9 per cento. Seguono poi il Sud e le Isole con il 29,8 per cento e, infine, il Centro con il 21,1 per cento.

In particolar modo si segnala il meno 24,7 per cento della Basilicata, il meno 15,8 per cento della Sardegna e il meno 14,7 per cento di Lazio e Molise. Variazioni positive, invece, per Val d’Aosta (più 15,2 per cento) e Friuli Venezia Giulia (più 2,6 per cento).

In declino anche il regime forfettario

La stessa situazione di declino si avverte anche per coloro che hanno scelto il regime forfettario. Si registra una flessione rispetto allo stesso periodo del 2022, meno 4,3 per cento. Tuttavia rimane il regime forfettario quello più scelto dai nuovi proprietari di partita Iva. E’ un regime fiscale agevolato, destinato alle persone fisiche esercenti attività d’impresa, arti o professioni. Possono accedere al regime i contribuenti che nell’anno precedente hanno:

  • conseguiti ricavi o percepito compensi non superiori a 85 mila anni. Si ricorda che prima della Legge di Bilancio 2023 l’importo massimo previsto era 65 mila euro;
  • sostenuto spese per un importo complessivo, non superiore a 20 mila euro lordi per lavoro accessorio, lavoro dipendente e compensi a collaboratori, anche a progetto, comprese le somme erogate sotto forma di utili da partecipazione agli associati con apporto costitutivo da solo lavoro e quelle corrisposte per le prestazioni di lavoro rese dall’imprenditore o dai suoi familiari.

 

 

Francesca Cavaleri

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