Dopo l’approvazione da parte del Parlamento europeo della direttiva Case Green, partono i negoziati tra le parti, cioè tra i Paesi Membri e le istituzioni europee al fine di delineare una proposta il più possibile accettata da tutti, l’Italia chiede flessibilità. Vediamo nel dettaglio le posizioni.
La direttiva Case Green (Energy performance of buildings directive ) impone ai Paesi dell’Unione Europea di abbattere le emissioni inquinanti provenienti dagli edifici il tutto in un breve lasso di tempo. Tre sono le tappe fondamentali:
Per ogni Stato ci sono delle fasce di tolleranza, ad esempio per gli edifici storici.
Naturalmente non sono mancate polemiche e critiche che riguardano soprattutto la rigidità di queste norme, infatti gran parte del patrimonio edilizio italiano, ma non solo, avrà problemi ad adeguarsi e si ritiene che non tutti i lavori svolti con il Superbonus 110% consentano di raggiungere le classi energetiche ora viste. Proprio per questo l’Italia insieme ad altri Paesi Ue chiedono maggiore flessibilità. Con i negoziati partiti il 6 giugno 2023 si mira proprio ad ottenere tale risultato.
Deve essere ricordato che alla fase dei negoziati non sono previsti termini temporali, questo implica che le trattative potrebbero richiedere anche molto tempo. Il nodo in Italia è anche di tipo economico perché c’è poco spazio per i bonus edilizi che rischiano di far incrementare troppo la spesa pubblica e molte famiglie sono in difficoltà.
Nell’incontro del 6 giugno il dibattito è su ispezioni periodiche degli impianti di riscaldamento, ventilazione e condizionamento, dei rapporti di ispezione, degli esperti indipendenti che devono effettuare le verifiche e dei sistemi di certificazione ( articoli dal 20 al 24 della direttiva).
Il prossimo incontro invece non è ancora stato fissato riguarderà le prestazioni energetiche degli edifici e proprio su questa parte si teme che possa esservi un dibattito particolarmente acceso.
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