La cedolare secca 2023 prevede una bella novità e cioè l’estensione anche ad attività commerciali e studi, ecco tutto quello che c’è da sapere.
La “cedolare secca” è un regime facoltativo, che si sostanzia nel pagamento di un’imposta sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali (per la parte derivante dal reddito dell’immobile). In più, per i contratti sotto cedolare secca non andranno pagate l’imposta di registro e l’imposta di bollo, ordinariamente dovute per registrazioni. Ma anche non ci saranno pagamenti per le risoluzioni e proroghe dei contratti di locazione. Tuttavia la cedolare secca non sostituisce l’imposta di registro per la cessione del contratto di locazione.
Inoltre la scelta per la cedolare secca implica la rinuncia alla facoltà di chiedere, per tutta la durata dell’opzione, l’aggiornamento del canone di locazione, anche se è previsto nel contratto, inclusa la variazione accertata dall’Istat dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati dell’anno precedente. Infine tutte le variazioni che riguardano la cedolare secca devono essere comunicate all’Agenzia delle entrate.
Secondo quanto previsto dalla legge delega approvata dal Consiglio dei ministri, è introdotta la possibilità di estensione anche a fabbricati diversi da quelli abitativi. La legge 145/2018 aveva esteso ai soli contratti stipulati nell’anno 2019, la possibilità di applicare la cedolare secca con l’aliquota del 21% anche ai fabbricati accatastati con categoria catastale C/1 (negozi e botteghe) e relative pertinenze, se locate congiuntamente. Una scelta che aveva portato molti nuovi contratti di locazione propri perché prevedono la rinuncia all’aggiornamento annuale e le spese relative alla registrazione, modifica o disdetta.
L’estensione è valida sono nel caso in cui il conduttore dell’immobile destinato ad uso diverso dalla locazione sia un esercente attività di impresa, di un’arte o una professione. Una scelta proprio per agevolare le locazioni e di chi ha bisogno di prendere in affitto il locare in cui esercitare la propria attività. Tuttavia si attende poi il decreto per l’attuazione definitiva.
Infine nessun cambiamento è previsto per i contratti di locazione a uso abitativo. Per quelle rimane la possibilità della tassazione al 21% sul canone di locazione che può scendere fino al 10% nei casi di contratti d’affitto a canone concordato. A breve le regole per capire se la novità riguarda solo i nuovi contratti o se possono essere modificati anche quelli già esistenti.
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