Tra i temi caldi del prossimo autunno c’è sicuramente la riforma delle pensioni, sono già molte le idee che circolano, più meno fondate e tra queste spunta Quota 96, ma di cosa si tratta e come dovrebbe funzionare?
La legge Fornero non è mai piaciuta agli italiani, proprio per questo di anno in anno sono state adottate diverse misure volte a riconoscere degli scivoli pensionistici, ci sono stati Quota 100, Quota 101, Opzione donna, Ape sociale. Gli scivoli pensionistici rappresentano un’eccezione rispetto alla norma generale rappresentata proprio dalla legge Fornero.
Tra le intenzioni dichiarate dal Governo vi è invece il superamento della legge Fornero con una riforma delle pensioni strutturale. In realtà questa ipotesi è avversata anche dall’Unione Europea che chiede all’Italia di adottare una legge in linea con gli altri Paesi dell’Unione Europea visto che in genere gli italiani vanno in pensione prima.
Fatta questa premessa, vediamo la situazione. Tra le ipotesi che circolano insistentemente in queste ore vi è Quota 96 che permetterebbe di andare in pensione a 61 anni con 35 anni di contributi versati.
La possibilità di introdurre Quota 96 dipende dalla manovra economica da varare in autunno, infatti il problema reale è di tipo economico, consentire alle persone di andare in pensione a 61 anni rispetto alle attuali condizioni vuol dire anticipare molto l’accesso al pensionamento. Deve però essere ricordato che per il biennio 2023-2024 si prevede un aumento della spesa pensionistica che raggiungerà la percentuale del 16,2% del Pil, nel 2022 era il 15,6%. Questo vuol dire che lo spazio di movimento non è molto.
Per forza di cose dovranno essere inseriti dei correttivi che consentano in un certo senso di restringere il campo o meglio i potenziali beneficiari.
In base a quanto emerge fino ad ora, Quota 96 dovrebbe essere riservata a coloro che fanno lavori gravosi/usuranti, sarebbe quindi una norma volta a sostituire l’Ape Sociale.
Rispetto però all’attuale Ape Sociale non sarebbero richiesti ulteriori requisiti a parte lo svolgere un lavoro gravoso e aver raggiunto la fatidica Quota 96.
In realtà sembra che ad oggi l’ipotesi più probabile sia un posticipo dell’uscita dalla legge Fornero e una conferma per Quota 103. Anche una stabilizzazione di Quota 103 sembra improbabile perché nel report della Ragioneria si evince che l’introduzione in via permanente di Quota 103 produrrebbe una maggior incidenza della spesa in rapporto al Pil valutabile in 8,4 punti percentuali rispetto ai risultati della legislazione vigente.
Strada stretta anche per Quota 41 voluta dalla Lega, cioè la possibilità per tutti, indipendentemente dall’età, di andare in pensione con 41 anni di contributi, infatti secondo i calcoli della Ragioneria ci vorrebbero tra i 5 miliardi di euro e i 9 miliardi di euro, somme che potrebbero mandare il tilt il sistema. In questo caso si parla però di introdurre la riforma con un sistema completamente contributivo, cioè con una riduzione degli importi pensionistici.
Si proverà forse ad agire con la pensione per i lavori usuranti/gravosi, ma non è dato sapere per ora se con qualche penalizzazione sull’assegno pensionistico.
In poche parole la strada è molto in salita.
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