Aumento tasse d’imbarco, un’altra ipotesi sulla manovra 2024

Aumento tasse d’imbarco per i comuni che si trovano in dissesto finanziario, potrebbe essere possibile nella prossima manovra 2024, tutti i dettagli.

Aumento tasse d’imbarco, tutte le novità

Viaggiare è senza dubbio bello ed un arricchimento personale, ma quando si fa, ci son delle spese da dover affrontare, oltre al costo del biglietto. Le tasse d’imbarco sono il valore addebitato dall’autorità o dal gestore aeroportuale per l’utilizzo delle sue infrastrutture e servizi (sale imbarco oppure di servizi immigrazione), che non è incluso nella tariffa. Alcuni paesi possono anche applicare oneri o tasse a livello locale.

Ebbene nella manovra 2024, potrebbe esserci un’ipotesi proprio sulle spese relative alle tasse d’imbarco. Infatti i Comuni che hanno terminato la procedura di dissesto finanziario potranno aumentare le tasse comunali per i passeggeri aeroportuali e portuali. Tuttavia per adesso si tratta solo un’idea che ha suscitato subito parecchi critiche.

Aumento tasse d’imbarco, a quanto potrebbe ammontare?

I comuni capoluoghi di città metropolitano potranno, con apposita delibera, decidere di aumentare la tassa d’imbarco. Un importo che il viaggiatore dovrà pagare come maggiorazione dell’attuale tassa. Un’addizionale comunale sui diritti di imbarco portuale e aeroportuale per passeggero non superiore a 3 euro per passeggero. Insomma è un aumento che si aggiunge a tutto quello che già è aumentato in Italia.

Facciamo rapidamente alcune calcoli. In questo momento la tassa media di imbarco negli aeroporti italiani è pari a 6.5 euro. Se i comuni decidessero di applicare tale maggiorazione, ed arrivare fino a 3 euro in più, la tassa arriverebbe a 9.5 euro. Non è per nulla una buona notizia per il turismo. Infatti si ricorda che quest’anno i turisti hanno dovuto fare i conti con il caro voli.

Arrivano le prime critiche

Preoccupazione è stata espressa al Corriere anche da Carlo Borgomeo, presidente di Assaeroporti: Se si vogliono aiutare i comuni aeroportuali a cui oggi viene riversata una cifra irrisoria – ha detto – sarebbe più opportuno rivedere l’intero impianto normativo e ridurre la quota, decisamente sproporzionata, destinata genericamente all’Inps. Una finalità che, evidentemente, nulla ha a che vedere con il trasporto aereo“.

Alla luce di questa e tutte le altre considerazioni, vedremo cosa sarà deciso. In ogni caso la tassa d’imbarco è stata introdotta nel 2004, ma era solo di un euro. Negli anni è andata via via aumentando fino ad arrivare a quella media attuale pari a 6.5 euro. Quindi non si esclude la possibilità di un ulteriore aumenti, anche se forse non è il momento migliore per farlo.

Francesca Cavaleri

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