Il reddito di libertà 2023 avrà più risorse per le donne con o senza figli vittime di violenza. E’ quanto stabilito dalla manovra 2024, e prevede sei milioni di euro.
Oggi è il 25 novembre e come tutti gli anni ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. E’ una ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Da inizio 2023 sono circa 107 le donne vittime di femminicidio, per mano di ex mariti, fidanzati che non hanno saputo accettare la fine della loro relazione. Ma queste donne spesso denunciano e per fortuna scampano a morte certa, per trovare la vita nei centri di accoglienza per le donne vittime di violenza.
A queste donne spetta il “Reddito di Libertà”, destinato alle donne vittime di violenza, senza figli o con figli minori, seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle regioni e dai servizi sociali nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza, al fine di contribuire a sostenerne l’autonomia. Se una donna denuncia il proprio marito e magari era a carico suo, deve pur trovare un modo per andare avanti, ed il reddito serve proprio a questo. Quest’anno la manovra ha stanziato ben 6 milioni di euro a favore di questo contributo.
Il reddito di libertà si richiede all’INPS. La misura, infatti, consiste in un contributo economico, stabilito nella misura massima di 400 euro mensili pro capite. E’ concesso in un’unica soluzione per massimo 12 mesi, finalizzato a sostenere prioritariamente le spese per assicurare l’autonomia abitativa e la riacquisizione dell’autonomia personale. Ma anche il percorso scolastico e formativo dei figli o delle figlie minori. La misura, inoltre, è compatibile con altri strumenti di sostegno al reddito (REM, NASpI e Cassa Integrazione Guadagni)
Destinatarie del contributo sono le donne residenti nel territorio italiano che siano cittadine italiane o comunitarie. Possono richiederlo anche le cittadine di Stato extracomunitario, in possesso di regolare permesso di soggiorno e le straniere aventi lo status di rifugiate politiche o lo status di protezione sussidiaria.
Le richiesta deve essere presentata all’INPS tramite il comune di residenza. Il sussidio viene erogato dalle Regioni e dalle Province autonome con risorse sia statali che proprie e, proprio l’Istituto di Previdenza. Dopo aver presentato la domanda ci sarà l’invio e la registrazione sul sistema informativo dell’INPS, nonché la stampa di una ricevuta di presentazione da consegnare all’interessata.
Le domande non ammesse per insufficienza di budget potranno essere oggetto di accoglimento in un momento successivo, in caso di respingimento di domande già presentate.
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