L’imposta di registro su preliminare è una tassa da versare nel momento in cui avviene appunto la registrazione, ma è rimborsabile?
Il contratto preliminare, chiamato anche “compromesso”, è un accordo tra venditore e compratore che si impegnano reciprocamente a stipulare un successivo e definitivo contratto di compravendita. Gli effetti del passaggio di proprietà si avranno poi con la stipula del contratto definitivo.
Il contratto preliminare di compravendita deve essere registrato entro 30 giorni dalla sottoscrizione (fino all’entrata in vigore del decreto legge n. 73/2022, articolo 14, il termine era di 20 giorni dalla sottoscrizione). Se stipulato con atto notarile, vi provvede il notaio entro 30 giorni.
La registrazione è un obbligo da parte del Notaio. Del resto è lo stesso notaio che effettuerà poi la compravendita, quindi l’atto definitivo. Per la registrazione del preliminare sono dovute:
Quando il preliminare prevede un pagamento, è dovuta, inoltre, l’imposta di registro proporzionale pari:
Su questo tema ha recentemente risposto l’Agenzia delle entrate. Secondo cui: l’imposta di registro proporzionale pagata per la registrazione del contratto preliminare di compravendita (pari allo 0,50% delle somme previste a titolo di caparra confirmatoria e al 3% delle somme previste a titolo di acconto sul prezzo di vendita) viene detratta da quella dovuta per la registrazione del contratto definitivo.
Quando l’importo già pagato è superiore all’imposta di registro dovuta per il contratto definitivo, il contribuente ha diritto a ottenere il rimborso della maggiore imposta versata. Tuttavia il rimborso va richiesto, a pena di decadenza, entro tre anni dalla data di registrazione del contratto definitivo. Infine la domanda di rimborso deve essere presentata all’ufficio che ha eseguito la registrazione.
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