Il Governo, a caccia di soldi, cambia le carte in tavola e cambia le regole del redditometro che ora sarà applicato solo quando il discostamento presunto di reddito supera una certa soglia. Ecco cosa cambia nella lotta all’evasione fiscale.
Il redditometro è uno strumento utilizzato dal Fisco per la ricostruzione dei redditi dei contribuenti. Si attiva quando si verifica il discostamento tra le spese effettuate e le entrate dichiarate. Le novità arrivano dal decreto correttivo per il concordato preventivo e biennale adempimenti.
Nei mesi passati vi erano state diverse polemiche sulla reintroduzione del redditometro, il vice ministro Leo ha sempre detto che non c’è alcuna ipotesi di reintroduzione del redditometro, ma nei fatti anche a non voler chiamarlo così, si tratta pur sempre di uno strumento di ricostruzione dei redditi che mira a stanare l’evasione fiscale.
Nelle attuali intenzioni del Governo l’obiettivo però è perseguire soprattutto i contribuenti che hanno livelli di evasione fiscale significativi. Molto probabilmente perché solo da questi contribuenti il processo di riscossione potrà avere un reale saldo positivo, insomma perseguire un contribuente che ha evaso poco, potrebbe avere un saldo negativo visti i costi.
La normativa del 1973 prevedeva la possibilità per il Fisco di determinare il reddito con il metodo presuntivo, basato però su stime Istat e parametri non personalizzati.
Il Governo, come promesso, elimina il redditometro così come disegnato in passato, ma non elimina del tutto la ricostruzione del reddito perché resta vigente parte dell’articolo 38 del decreto 600 del 1973, che disciplina la “Rettifica delle dichiarazioni delle persone fisiche”. Per effettuare i controlli quindi, l’Agenzia non potrà più utilizzare i dati Istat, ma potrà continuare a incrociare i dati tra le spese effettuate e i redditi dichiarati. Ricordiamo che ora è tutto più semplice grazie alla tracciabilità dei pagamenti e l’uso sempre più diffuso di pagamenti con carta.
Il nuovo redditometro però non potrà essere applicato sempre, ma solo nel caso in cui vi sia un discostamento superiore al 20%. In ultima analisi è stato inserito un nuovo parametro, cioè il discostamento tra reddito dichiarato e presunto deve essere almeno 10 volte rispetto all’assegno sociale annuo. Questo attualmente corrisponde a 6.947,33 euro. Ne consegue che l’accertamento sintetico scatterà solo in presenza di uno scostamento di quasi 70mila euro.
Ricordiamo che in ogni caso tutte le dichiarazioni sono sottoposte ai controlli autmatizzati che riguardano gli errri materiali, mentre a campione sono eseguiti cntrolli formali.
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