Il 17 settembre 2024 l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato una, circolare, 18/E 2024, che riassume i tratti caratteristici del concordato preventivo biennale in vista della imminente scadenza del 31 ottobre entro la quale le partite Iva dovranno scegliere se accordarsi con il Fisco per le tasse da versare. Non mancano sorprese per quanto riguarda i forfetari.
Il concordato preventivo biennale è un accordo tra Fisco e contribuenti in merito alle tasse da versare per due anni. Si applica anche ai contribuenti in regime forfettario, ma in via sperimentale si applica solo per il 2024 e non per due anni.
Per i forfettari vi sono però dei vantaggi particolari. Il primo vantaggio è determinato dall’imposta sostitutiva sui maggiori redditi. La normativa prevede che la proposta del Fisco sia basata su una base imponibile determinata in base ai redditi precedenti, e ai redditi che il contribuente avrebbe dovuto dichiarare tenendo in considerazione l’andamento dell’economia del Paese, gli indici Isa e gli andamenti del settore. Sulla differenza tra il reddito dichiarato e quello che il contribuente dovrebbe dichiarare si applica una flat tax, la stessa per i contribuenti ordinari varia dal 10% al 15% per i forfettari varia dal 2% per le start up al 10% per gli altri contribuenti.
Non è questa l’unica differenza, infatti, il concordato preventivo prevede delle cause di uscita dal concordato preventivo biennale prima dei due anni. Per i contribuenti in regime forfetario l’uscita dall’accordo si ha al superamento della soglia di ricavi e compensi di 150.000 euro.
Qui però c’è un disallineamento tra gli adempimenti e il regime fiscale. La disciplina generale prevede che per i contribuenti che superano la soglia di 85.000 euro, il forfetario (con la relativa tassazione di favore) non si applica più dall’anno di imposta successivo al superamento. Per chi supera i 100.000 euro, invece, la fuoriuscita è immediata e quindi si devono intraprendere gli adempimenti previsti per il regime ordinario e si applica la tassazione del regime ordinario che è più elevata.
La normativa del concordato preventivo biennale dice però che l’accordo resta valido fino al raggiungimento del limite di 150.000 euro. Di fatto in questa ipotesi chi ha scelto il concordato preventivo biennale ha un risparmio di imposta notevole rispetto a chi invece opta per la tassazione “normale” e fuoriesce dal concordato.
Si deve però prestare attenzione perché superata la soglia dei 100.000 euro resta l’obbligo di adottare gli adempimenti del regime ordinario.
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