Nuovo flop per il concordato preventivo biennale bis, solo 750.000 adesioni. Nessuna riduzione Irpef.
La voce era già circolata da giorni, non c’è tempo (e non ci sono coperture) per la riduzione dell’Irpef, ancora deludenti i dati sulle adesioni al concordato preventivo bis.
Il concordato preventivo biennale è probabilmente la novità più importante del 2024 per i titolari di partita Iva. Consiste in un accordo tra fisco e contribuente sulla tassazione da applicare, valido per 2 anni ( per i titolari di partita Iva in regime forfettario l’accordo vale un solo anno in via sperimentale).
All’inizio della introduzione è stata molta la curiosità, ma al momento in cui sono state delineate le metodologie per il calcolo della base imponibile, i titolari di partita Iva si sono accorti che nella maggior parte dei casi la tassazione applicata era più elevata rispetto alle imposte generalmente pagate. Proprio questa particolarità ha portato molte partite Iva a non accettare l’accordo.
Il Governo a quel punto ha iniziato a prevedere delle piccole agevolazioni, ad esempio la flat tax sui maggiori redditi calcolati dall’Agenzia rispetto ai redditi dichiarati negli anni precedenti, neanche questa iniziativa ha però sortito successo.
Il secondo tentativo ha previsto l’introduzione di un condono, o ravvedimento speciale per gli anni di imposta 2018-2024. In poche parole una particolare sanatoria per gli anni precedenti. Neanche questa ha però avuto successo perché di fatto si tratta di maggiori somme da versare per questi anni di imposta indipendentemente dai vari controlli.
Il terzo tentativo è stato il concordato preventivo bis, aperto ai soli soggetti Isa ( quindi non ai forfettari) che potevano aderire entro il 12 dicembre 2024 al concordato preventivo, cioè dopo l’iniziale scadenza del 31 ottobre e accedere anche ai benefici del ravvedimento speciale. Neanche questa iniziativa ha avuto successo, infatti sembra abbiano aderito circa 750.000 partite Iva. Questa disfatta però era probabilmente attesa perché in Italia la maggior parte delle partite Iva prediligono il forfettario e l’esclusione dal concordato preventivo bis ha ridotto il potenziale bacino. Inoltre chi poteva aderire entro il 31 ottobre non lo ha fatto in modo consapevole. Di conseguenza era impossibile aspettarsi il successo per questa iniziativa.
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Che questo fosse prevedibile lo dimostra il fatto che già nei giorni scorsi circolava la voce di una impossibilità di intervenire con un taglio Irpef nel 2025, questo perché la copertura per il taglio doveva arrivare proprio dalle maggiori entrate determinate, o aspettate, dal concordato preventivo biennale.
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