Concorsi pubblici senza mobilità, un’importante novità inserita nel decreto Milleproroghe che ha l’obiettivo di ridurre i tempi per le assunzioni in Pubblica Amministrazione consentendo di saltare delle fasi che sarebbero altrimenti necessarie e son o spesso farraginose.
La procedura di mobilità nelle Pubbliche Amministrazioni prevede che al fine di ridurre i costi legati alle assunzioni, costi legati ai concorsi, le Pubbliche Amministrazioni prima di mettere in campo procedure concorsuali debbano esperire procedure di mobilità per il personale. Si tratta praticamente di richiesta di trasferimenti da parte di personale ubicato presso altri enti, nella maggior parte dei casi si tratta di persone che hanno vinto concorsi lontano dai luoghi di origine e chiedono quindi di potersi trasferire. La procedura richiede tempo anche perché una volta approvata la mobilità di uno o più soggetti si deve attendere che l’amministrazione di provenienza di via libera all’effettivo trasferimento. Di fatto comunque crea dei vuoti soprattutto in questo periodo in cui le pubbliche amministrazioni sono carenti di personale. Inoltre per uno o più posti non è detto che ci siano istanze di mobilità. Insomma la procedura potrebbe andare a vuoto.
Ne deriva che le amministrazioni una volta approvato il piano delle assunzioni, possono mettere in campo le iniziative per il reclutamento del personale senza passare attraverso la procedura di mobilità. In primo luogo quindi vi può essere un maggior numero di concorsi pubblici e maggiori opportunità per i giovani di fare ingresso nel pubblico impiego.
Questa non è l’unica novità in materia di concorsi, infatti, oltre al decreto Milleproroghe vi è un ulteriore progetto di riforma della Pubblica Amministrazione che prevede la trasformazione dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato. Molte assunzioni con i fondi PNRR sono state effettuate a tempo determinato perché i fondi dovevano essere finalizzati a progetti specifici e non al generico fabbisogno di personale nelle Pubbliche Amministrazioni. Di fatto però ci si è ritrovati con un’elevata quota di precari in PA. Ora si prevede che alla scadenza dei contratti a tempo determinato di 36 mesi, qualora siano soddisfatti i requisiti per accedere al pubblico impiego, incluso il possesso del titolo di studio e una valutazione positiva del servizio, il contratto si trasformerà in un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, nel rispetto delle facoltà assunzionali già utilizzate.
Nello stesso progetto è prevista la centralizzazione di tutti i pubblici concorsi attraverso la Commissione Ripam.
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