Affitti brevi in diminuzione in molte città italiane. Molti si chiedono se siamo già arrivati alla fine del boom del settore, ma ecco alcune risposte.
Il settore degli affitti brevi ha subito una brusca frenata. Secondo uno studio di Aigab (Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi), febbraio 2025 ha fatto registrare solo nel mese di febbraio un quasi 9 mila annunci in meno sulle principali piattaforme online. Si parla di un calo del 11% rispetto al mese di gennaio 2025. Dati importanti che fanno riflettere visto che gli affitti brevi, subito il periodo del Covid, sono stati oggetto di interesse di moltissimi proprietari immobiliari. Ed un fenomeno esploso in tutto il territorio nazionale.
Addirittura a Firenze si è registrata una flessione del -20%. Eppure Firenze è la citta universalmente riconosciuta come una delle capitali mondiali dell’arte e dell’architettura, nonché visitatissima destinazione turistica internazionale. Una flessione che ha coinvolto anche la capitale Roma, con un -9%. Invece proprio sulla capitale ci si aspetta un boom dovuto proprio al Giubileo 2025. Ma le aspettative potrebbero essere deluse. E poi c’è Milano, che ha avuto una flessione dell’8%, nonostante rimanga la capitale mondiale della moda e del design. Si ricorda che alcune città hanno imposto anche il soggiorno minimo di due notti.
Ebbene qualcosa sta cambiando e gli affitti brevi sono in diminuzione. Sul banco degli imputati c’è senza dubbio l’introduzione delle nuove regole nel settore. La prima senza dubbio è quella dell’introduzione del CIN. Si tratta di un codice univoco e identificativo per ogni immobile adibito a locazioni brevi. Il Codice permette di garantire il turista che quell’immobile ,preso in locazione, rispetti tutte le norme urbanistiche ed è quindi censito all’interno della banca dati delle strutture ricettive (Bdsr). Sarà poi opera dei proprietari degli immobili richiedere il Cin e mantenere il buono stato dell’immobile oggetto di locazione. Il codice deve essere anche inserito negli annunci di locazione, altrimenti si rischiano delle multe fino a otto mila euro.
Altro motivo della flessione può essere legato alle nuove regole in materia di sicurezza. Infatti tra i nuovi obblighi da rispettare ci sono:
Anche la nuova fiscalità sta contribuendo alla contrazione dell’offerta di immobili destinati agli affitti brevi. Infatti per i proprietari di massimo quattro unità immobiliari, l’aliquota della cedolare secca resta al 21% solo sul primo immobile dichiarato. A partire dal secondo, e fino al quarto, la tassazione sale al 26%. Per chi ha più di 4 immobili invece è da considerarsi imprenditore del settore che svolge un’attività economica per cui aprire una partita Iva.
Altro problema è legato all’identificazione della clientela. Chi affitta è tenuto a registrare i dati degli ospiti sul portale “Servizio Alloggiati” della Polizia di Stato. Eliminata quindi la Key box in molte città. Attraverso la keybox il gestore della struttura fornisce al turista un codice per aprire la scatola situata in prossimità dell’ingresso, così da poter ritirare le chiavi ed entrare da solo nell’immobile.
Infine cambia anche il ruolo delle piattaforme dedicate agli affitti brevi. Questi grandi nomi devono trattenere alla fonte il 21% dei canoni riscossi, versandolo direttamente all’Agenzia delle Entrate. Si ricorda che l’Agenzia delle Entrate ha presentato un conto da 576 milioni di euro per la mancata applicazione dell’imposta del 21% sugli affitti tra il 2017 e il 2021, ad un noto marchio del settore. Non resta che aspettare i prossimi mesi, in cui sono previsti ponti e bella stagione, per capire come sta cambiando il mercato.
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