Smart Working, addio per sempre nelle aziende italiane: “è finita la pacchia” | Neanche con la febbre a 40

Sentenza chiave sullo smart working

Sentenza chiave sullo smart working - Ansa - Infoiva.com

Impostanti novità in vista per ciò che riguarda lo smart working. Una sentenza inchioda le aziende alle proprie gravi responsabilità

Il Garante della privacy entra a gamba tesa sulle norme interne alle aziende che adottano lo smart working. È bene a tal proposito premettere e ricordare come la consuetudine di far lavorare da casa i dipendenti sia nata contestualmente ai lockdown legati alla pandemia da Covid 19.

Pertanto è da circa cinque anni che milioni di lavoratori di imprese private ed enti pubblici svolgono, secondo turni ben precisi, parte della propria attività davanti al Pc all’interno del proprio appartamento.

Ora però un parere decisivo espresso dall’Autorità garante della privacy dei cittadini rischia di mandare in crisi questo sistema ponendo però al tempo stesso un freno all’invadenza delle aziende e dei datori di lavoro.

Lo smart working è uno strumento utilissimo, se non addirittura necessario. Ma non deve diventare un pretesto per mettere sotto stretto controllo e osservazione i dipendenti, arrivando quasi a spiare i loro movimenti.

Smart working, d’ora in poi non potranno più fare niente

Di conseguenza la presa di posizione del Garante servirà a liberare i dipendenti da eventuali controlli non consentiti. Questa sorta di direttiva introduce infatti stringenti limiti alle aziende che d’ora in poi non potranno localizzare i propri dipendenti che lavorano da remoto.

Il Garante stabilisce chiaramente che le aziende non potranno più utilizzare sistemi di geolocalizzazione o software di tracciamento per monitorare gli spostamenti dei dipendenti durante l’orario di lavoro svolto in smart working.

Il garante della privacy contro le aziende
Il garante della privacy contro le aziende – Facebook – Infoiva.com

Smart working, il verdetto non lascia adito a dubbi

Il principio cardine della nuova normativa è la protezione della vita privata del lavoratore. Di recente anche l’Unione Europea ha ritenuto che la possibilità di essere costantemente localizzati anche durante l’orario di lavoro possa generare ansia, stress e una sensazione di perenne sorveglianza, minando il benessere psicologico dei dipendenti. Le aziende che non rispetteranno la direttiva si esporranno a pesanti sanzioni, con multe che potranno variare a seconda della gravità e della reiterazione della violazione.

La normativa prevede inoltre il diritto dei lavoratori di essere informati in modo trasparente su quali dati vengono raccolti e trattati dall’azienda e per quali finalità. La nuova direttiva ha suscitato reazioni contrastanti. Molte aziende, soprattutto quelle che avevano implementato sistemi di localizzazione per monitorare la produttività dei dipendenti in smart working, esprimono preoccupazione per le possibili difficoltà nel verificare l’effettivo svolgimento delle prestazioni lavorative. Di contro, i lavoratori e le organizzazioni sindacali hanno accolto con favore la normativa, considerandola un passo fondamentale per tutelare i diritti e la dignità dei dipendenti che lavorano da remoto.