700mila euro: approvata la SUPERLIQUIDAZIONE dei lavoratori | Da oggi se ti licenziano diventi ricco

Banconote (pexels) infoiva.com
Incredibile ma vero: la legge cambia tutta all’improvviso e nessuno sa più come gestire la liquidazione. Lavoratori, ecco la novità.
Quando si lascia un lavoro, per pensionamento o dimissioni, arriva la liquidazione. Conosciuta ufficialmente come TFR, cioè Trattamento di Fine Rapporto, è un diritto del lavoratore dipendente, introdotto in Italia con la legge 297 del 1982. Serve a garantire una sorta di cuscinetto economico dopo la fine del rapporto lavorativo.
La somma viene accantonata ogni anno dal datore di lavoro, in modo proporzionale allo stipendio, e può essere riscossa alla fine del contratto o, in alcuni casi, anche in anticipo. Una sorta di salvadanaio forzato che, nel migliore dei casi, diventa un piccolo tesoretto.
Ma con l’arrivo di nuove sentenze e casi limite, il termine “liquidazione” inizia a dilatarsi. Non è più solo l’addio all’ufficio o alla fabbrica. È diventato anche un modo per riconoscere, spesso troppo tardi, un debito morale: quello verso chi ha dato tutto, anche la salute, in cambio di uno stipendio.
Non esistono più bonus
In un panorama segnato da salari stagnanti e inflazione galoppante, il concetto di aiuto economico si sta espandendo. Agevolazioni per famiglie numerose, detrazioni e misure tampone spuntano come cerotti su una ferita aperta. Il problema? Non sempre bastano, soprattutto per chi ha lavorato per una vita in condizioni al limite della sicurezza.
L’economia globale continua a dare segnali incerti. Il lavoro c’è, ma è precario. I contratti sono brevi, la sicurezza sociale scricchiola. E allora ci si aggrappa a ciò che si può: un bonus, un indennizzo, un risarcimento. A volte, quando non resta altro, la liquidazione diventa l’ultimo gesto di giustizia.
La liquidazione speciale: ecco chi la prende
Larepubblica.it ha diffuso la notizia. È proprio una “liquidazione” da 700mila euro quella assegnata alla famiglia di un operaio di 92 anni, morto per l’esposizione all’amianto. L’uomo, ex dipendente dell’Arsenale di La Spezia, aveva ricevuto una diagnosi di asbestosi nel 2016. Una patologia silenziosa e subdola, maturata dopo decenni tra le polveri tossiche. Nonostante l’età avanzata, per il giudice le fibre sono state una delle concause della morte, sufficiente per riconoscere un indennizzo pesante.
Il caso è stato definito “atipico”, sia per l’età del lavoratore che per il lungo decorso della malattia. Ma il principio sancito dalla sentenza va oltre: la liquidazione non è solo un fatto economico, è il riconoscimento simbolico di un danno che non si misura in anni di servizio, ma in vite consumate. Nulla si sa del signor B, tranne questo: ha lasciato ai suoi cari un’eredità forzata, ossia l’indennizzo di 700.000 euro.