UFFICIALE: torna il Reddito di Cittadinanza per disoccupati | 2633€: stavolta non si bada a spese

RDC (INPS) infoiva.com
Finalmente una buona notizia da questo governo: il Reddito di Cittadinanza è di nuovo sulla bocca di tutti.
Il Reddito di Cittadinanza è stato per anni il simbolo di una battaglia politica accesa. Introdotto in Italia nel 2019 su forte spinta del Movimento 5 Stelle, nasceva con l’obiettivo di garantire un sostegno economico minimo a chi si trovava senza lavoro o in forte difficoltà economica.
Un tentativo di ricalcare i modelli del welfare nord europeo, ma con le solite complicazioni italiane: poca chiarezza, pochi controlli e infinite polemiche. A molti piaceva, a molti altri decisamente no. C’è chi lo vedeva come una svolta per i diritti sociali e chi come un incentivo all’ozio.
I critici lo accusavano di premiare i fannulloni e scoraggiare la ricerca di lavoro. I sostenitori rispondevano parlando di dignità e giustizia sociale. Alla fine, è stato smontato pezzo dopo pezzo, fino a sparire dalle cronache e dai bilanci. Eppure sembra non voler morire del tutto. La nuova versione ha cambiato volto.
Il RDC ha cambiato pelle?
In molti hanno subito fatto un confronto con l’assegno unico, l’altro grande strumento di sostegno pubblico degli ultimi anni. Ma i due non sono la stessa cosa. L’assegno unico è destinato alle famiglie con figli, indipendentemente dallo stato lavorativo. È un’entrata fissa mensile, costruita su base ISEE e destinata a sostenere i carichi familiari.
Il nuovo reddito di cui si parla invece è qualcosa di diverso. È più simile a una detrazione che a un sussidio, e soprattutto non arriva automaticamente: bisogna avere requisiti precisi, fare richiesta e sapere dove guardare. E soprattutto, riguarda una categoria troppo spesso ignorata.
Il ritorno del reddito di cittadinanza
Catania.liveuniversity.it ha diffuso le informazioni. Il ritorno del “reddito di cittadinanza” per i disoccupati ha un nuovo nome e un nuovo volto. È una detrazione fiscale del 19% sul canone annuo di affitto, fino a un massimo di 2.633 euro, pensata per gli studenti universitari che vivono lontano da casa. È una misura che riconosce un fatto semplice ma spesso dimenticato: essere studenti fuori sede, in fondo, è un lavoro a tempo pieno, senza stipendio.
Per usufruirne, servono alcune condizioni però: l’università dev’essere in un comune diverso da quello di residenza, distante almeno 100 km e l’alloggio dev’essere situato nella stessa città dell’ateneo o nei dintorni. Vale anche se l’affitto è intestato ai genitori, oppure se il pagamento viene fatto per conto di un familiare a carico. Ma attenzione: il tetto massimo resta sempre 2.633 euro, anche con più figli a carico o più contratti.