Ultim’ora: morta l’azienda più amata dagli italiani | 27mila famiglie finiscono alla Caritas senza una lira bucata

Licenziata (pexels) infoiva.com
Nessuno se lo aspettava da lei, ma è successo davvero: l’azienda più amata dagli italiani è ormai una nemica per le famiglie.
Il lavoro non era solo una necessità un tempo, ma una componente identitaria. Le aziende erano comunità, il cartellino un patto, e il posto fisso un traguardo da festeggiare. Era il tempo in cui si lavorava per vivere, con l’illusione che bastasse lavorare per stare a galla.
Poi sono arrivati il boom economico, le cravatte, le sedie ergonomiche e le scrivanie open space. Il lavoro ha cambiato forma, ma ha continuato a dettare il tempo della società. Dai capannoni alle multinazionali, il baricentro si è spostato sul capitale, e i lavoratori sono diventati risorse.
L’azienda si è fatta brand, promessa, identità liquida. Il concetto di impiego ha perso peso specifico, scivolando verso una flessibilità spesso a senso unico. Oggi, il capitalismo ha ingranato la quarta: non basta più essere efficienti, bisogna essere scalabili. E quando muore l’azienda, i figli restano a spasso, in un mare di debiti.
Sindacati e lavoratori
Le aziende sono diventate ultracompetitive. La nuova ideologia è il lean business, un sistema in cui le persone non sono più centrali, ma accessorie. In questo scenario, lo spirito industriale è diventato un ricordo da museo. In Italia, poi, il lavoro continua a essere un campo di battaglia vissuto in una settimana lunga.
Gli scioperi non sono mai scomparsi, ma si sono fatti più fragili, più stanchi. Ogni vertenza sembra l’ultima difesa prima della resa. I diritti acquisiti si scontrano con la precarietà di un mercato che cambia troppo in fretta. Le sigle sindacali provano a tenere il punto, ma spesso non funziona. E in questo contesto si inserisce il flop dell’azienda più amata.
Muore un settore dell’azienda più amata
Dal 2022 a oggi, Amazon ha eliminato oltre 27.000 posti di lavoro. Non un crollo, ma un disarmo progressivo, fatto di ondate. Silenziose, chirurgiche. Il gigante dell’ecommerce ha perso lo spirito da più grande azienda del mondo e con lei migliaia di italiani hanno perso un’identità. Il messaggio è stato chiaro: meno ruoli tradizionali, più IA generativa. Tradotto: meno umani, più automazione.
Il CEO Andy Jassy ha spiegato che questa transizione serve a rendere Amazon, testualmente “più agile e snella”, come una startup. Ma la realtà è un’altra: l’intelligenza artificiale non dorme, non chiede ferie e non fa sciopero. È una concorrente imbattibile. Non si tratta solo di ottimizzazione, ma di sostituzione. Con la promessa di efficienza, le aziende stanno rottamando l’anello più debole: le persone.