Va alla Caritas a regalare i vestiti e torna con 40.000€ in tasca | “Mi sono accorto all’ultimo secondo che…”

Caritas - infoiva
La fortuna aiuta gli audaci o, meglio, coloro che non sono sprovveduti. Scopri come ottenere somme da capogiro.
Donare fa bene. Fa bene a chi riceve, ma soprattutto a chi dà. E in un’Italia in cui l’armadio medio contiene almeno dieci capi che non vedono la luce da anni, la Caritas resta una delle mete più gettonate per chi vuole fare spazio e fare del bene. Una tuta della palestra che non si usa più, un cappotto fuori moda, quel vestito della cresima dimenticato.
Tutto può tornare utile a chi non ha nulla. Negli ultimi anni, sempre più persone si sono affidate alla beneficenza per lo smaltimento dei vestiti, preferendo donare piuttosto che gettare. Non solo per senso civico, ma anche perché far felice qualcun altro è molto più soddisfacente del vedere i sacchi neri riempire i cassonetti.
Ma in mezzo a tutto questo altruismo, capita anche che qualcosa vada storto. O meglio: finisca bene, ma in modo completamente inaspettato. Perché tra una felpa anni novanta e un pantalone con la vita elasticizzata, può saltare fuori ben altro. E quando succede, il confine tra beneficenza e colpo di fortuna si fa sottilissimo.
Cosa c’è nei pantaloni?
A volte basta infilare la mano in una tasca per cambiare l’umore della giornata. Ci sono storie di persone che, proprio mentre preparavano sacchi da donare, si sono ritrovate tra le dita banconote dimenticate, ricevute di conti pagati anni prima, o persino vecchi anelli di famiglia.
Ma il protagonista di questa vicenda non ha trovato soldi in contanti. Ha trovato molto di più. Appena in tempo, quando ormai mancavano pochi passi all’ingresso della Caritas. Se si intende donare qualche abito, è bene accertarsi prima di questo, o si perderanno un mare di soldi.
40.000 euro in tasca
Tra i vestiti piegati alla rinfusa di questo individuo c’era anche un pezzo di alta moda: il suo abito Armani da quarantamila euro. Un completo che vale quanto una piccola utilitaria. Non si trattava di un vestito qualunque. L’abito, effetto tunica, era in tulle ricamato. Il tessuto principale 100% poliammide. Il secondo, pura seta. E il rivestimento esterno? 60% cristallo, 30% vetro tessile e 10% poliestere.
Aveva un profondo scollo a V sia davanti che dietro, frange ricamate con paillettes, baguettes e perline in mille sfumature di blu e nero, e due ampi spacchi laterali. Un capolavoro made in Italy, dimenticato nel mucchio. Per fortuna, il suo sguardo si è posato su quelle perline all’ultimo secondo. Un attimo prima di perdere per sempre uno dei capi più pregiati del suo guardaroba. La Caritas avrebbe sicuramente apprezzato, ma stavolta la beneficenza può aspettare.