Morite di fame tanto non ci importa | Coltellata in busta paga: ci hanno tolto pure questi soldi

Operaio disperato
A luglio la busta paga prometteva bene, invece è arrivata l’ennesima doccia fredda. Ecco cosa sta succedendo.
Non bastava l’inflazione, ora ci si mettono anche le buste paga.
I conti non tornano, le famiglie arrancano, ma tutto resta immobile.
A luglio c’erano speranze, promesse, attese: sono state tutte tradite.
Chi lavora non pretende miracoli. Solo di vedere il frutto del proprio lavoro. Ma quello che è successo non è affatto soddisfacente. Ecco di cosa si tratta.
Stipendi bassi, le famiglie faticano ad arrivare a fine mese
Aumenti? Sì, ma solo dei prezzi. Le bollette continuano a salire, la spesa settimanale pesa sempre di più e ogni mese diventa una corsa a ostacoli per arrivare in fondo. Intanto, lo stipendio è lì, inchiodato, spesso identico a quello di dieci anni fa. Anzi, in certi casi sembra addirittura più leggero. Luglio, per molti operai del settore metalmeccanico, doveva rappresentare una piccola svolta. Qualcosa da mettere da parte, magari, o da spendere per respirare un po’. Invece è arrivata l’ennesima delusione.
I lavoratori sono entrati nei sindacati a chiedere spiegazioni con le buste paga in mano, i contabili delle aziende hanno fatto spallucce, e intanto le famiglie continuano a fare calcoli con la calcolatrice e l’ansia. Non è più solo una questione di salari bassi: è una spirale che coinvolge dignità, futuro, possibilità. Perché quando anche il lavoro smette di garantire una vita dignitosa, allora il sistema ha un problema. E a luglio questo problema è esploso in silenzio, nascosto tra le righe di un cedolino.
La beffa degli aumenti annullati: busta paga deludente
A giugno e luglio i lavoratori metalmeccanici attendevano un incremento in busta paga, grazie alle clausole di salvaguardia dei contratti nazionali. Una buona notizia, sulla carta. Ma in pratica? Il risultato è stato disarmante. Gli aumenti sono stati inghiottiti dal sistema fiscale e da meccanismi interni alle aziende che ne hanno cancellato gli effetti. Il taglio del cuneo fiscale, che avrebbe dovuto alleggerire le tasse per i redditi medio-bassi, è stato penalizzato proprio dagli aumenti: superata la soglia dei 32.000 euro, il beneficio decresce fino ad annullarsi. Oltre i 40.000 euro, non resta nulla. Chi pensava di ricevere un piccolo extra, si è ritrovato con un netto addirittura più basso di prima.
E non è finita. Molte aziende hanno utilizzato i superminimi assorbibili – bonus individuali che si “mangiano” gli aumenti – per neutralizzare l’incremento. In altri casi, gli aumenti sono stati anticipati nei mesi scorsi, e ora vengono semplicemente scalati. Quindi le buste paga restano uguali o peggiori, nonostante i contratti dicano altro. Le sigle sindacali sono già intervenute, chiedendo al governo una revisione urgente del sistema. Ma intanto, a pagare il conto, sono ancora una volta i lavoratori.