Non lasciamo stare i vivi, figurati i morti | NUOVA TASSA DECESSO: da pagare anche quando muori

Bara di mogano (pexels) infoiva.com
Nessuno si sarebbe aspettato un provvedimento del genere, eppure è legge ormai. Scopri di che cosa si tratta.
Quando una persona muore in Italia, non finisce solo la sua vita, ma inizia un complesso iter sociale, emotivo e spesso anche burocratico. Ci sono riti, usanze, commemorazioni. Si celebra il funerale, si allestiscono camere ardenti, si inviano fiori, si recita il rosario.
In alcune zone del paese si distribuiscono persino dolci ai partecipanti. Ogni regione ha le sue tradizioni: al sud spesso ci si veste di nero per una settimana e nelle occasioni importanti di festività, al nord prevale un approccio più sobrio. In ogni caso, la morte è vissuta come un passaggio solenne, carico di simbolismo e doveri morali.
Il lutto, però, non è solo dolore. È anche carta, timbri, firme. Perché in Italia persino la morte ha un costo, e in alcuni casi pure tasse. Organizzare un funerale non è cosa da poco. Si parte con la scelta della bara, che può andare da 400 euro a cifre a tre zeri. Ma non è tutto.
Funerali in Italia
Per prima cosa, i costi sono tanti. Si passa al trasporto della salma, alla cerimonia, al loculo o all’inumazione. I costi oscillano tra i 2000 e i 6000 euro, ma in certi casi si arriva a 10.000. E poi ci sono le tasse: imposta di successione, eventuale IMU sull’immobile ereditato, bolli, diritti catastali.
Già questo basterebbe per dire che morire, in Italia, non è affatto gratis. Ma ora emerge un altro trick, meno noto ma altrettanto reale: una tassa che nessuno si aspettava. Sembra una formula legale complicata, ma in realtà è qualcosa che potrebbe colpire moltissime famiglie senza che se ne rendano conto.
La tassa inaspettata
Tuttavia, esiste una tassa nuova per chi eredita la casa di un defunto. Quando si eredita l’immobile e si decide, anche molti anni dopo, di venderlo, il notaio richiede la trascrizione dell’accettazione tacita dell’eredità. È un passaggio obbligatorio per assicurare che l’acquirente abbia la certezza assoluta che la proprietà non possa mai essere contestata. Ma, come spesso accade, tutto ciò ha un prezzo.
La trascrizione comporta il pagamento di imposte fisse pari a circa 294 euro, a cui si somma l’onorario del notaio, che può andare da 200 a 700 euro, a seconda della complessità della pratica. Ecco che arriva la beffa: magari l’eredità è stata aperta vent’anni fa, nessuno ha fatto nulla di strano, ma nel momento in cui si vuole vendere la casa del defunto, scatta l’obbligo di pagare questa tassa. Non serve un atto scritto: basta aver fatto qualcosa che implichi l’accettazione dell’eredità per ritrovarsi formalmente eredi e quindi soggetti all’imposta. In altre parole, l’Italia non smette di far pagare nemmeno dopo la morte.