Queste macchine fanno più danno di uno tsunami | Meloni le ha bandite per sempre: ecco il blocco permanente

Auto in fila (pexels) infoiva.com
Le auto non sono tutte uguali e ben presto se ne accorgeranno tutti dopo il divieto imposto dal governo. Scopri se sei nel mirino anche tu.
Le automobili sono state per decenni simbolo di libertà. Oggi, però, rappresentano uno dei principali nemici dell’ambiente. Secondo i dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, il trasporto su gomma è responsabile di circa il 72% delle emissioni di gas serra generate dai trasporti nell’Unione Europea. Solo le auto contribuiscono per circa il 60% di queste emissioni.
Le conseguenze si respirano tutti i giorni. Letteralmente. Polveri sottili, ossidi di azoto, CO2: l’inquinamento atmosferico legato ai veicoli è uno dei principali fattori di rischio per la salute. In Italia, si stimano ogni anno più di 50mila morti premature legate alla qualità dell’aria. A contribuire in modo decisivo a questo bilancio, sono i veicoli diesel, soprattutto quelli più datati.
Per questo motivo le politiche europee stanno stringendo la morsa. L’auto, da status symbol, sta diventando un peso da regolare, controllare, limitare. I motori puliti sono il futuro. Ma il presente è ancora sporco. E costa caro. Anche in termini sociali e politici.
L’inquinamento
Il traffico paralizza le città e soffoca i cittadini. Roma, Milano, Torino sono tra le peggiori in Italia. All’estero, città come Istanbul, Londra e Los Angeles non se la passano meglio.
Ma guardando al proprio mulino, secondo l’Indice TomTom del 2024, i conducenti romani passano in media 107 ore l’anno bloccati nel traffico. A Milano sono 94. Le emissioni? Un inferno quotidiano. Ma adesso c’è di peggio.
Il divieto di Meloni
Ilgiornaledibrescia.it ha diffuso le informazioni. Dal primo ottobre 2026 le auto diesel Euro 5 saranno ufficialmente fermate in quattro regioni italiane. Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna introdurranno il blocco per le città con oltre 100mila abitanti, dal lunedì al venerdì, tra le 8.30 e le 18.30. Il motivo? Le Euro 5, immatricolate tra il 2011 e il 2015, rilasciano particolato PM10 e ossidi di azoto. Due tra gli agenti inquinanti più dannosi per la salute. Il blocco era previsto per il 2025, ma è slittato di un anno con il decreto Infrastrutture.
Il rinvio ha acceso il dibattito, ma la direzione è chiara: l’Europa vuole arrivare alla neutralità climatica entro il 2050, e il taglio delle emissioni dei veicoli è una priorità del governo. Molti proprietari di diesel Euro 5 si trovano ora in un limbo, costretti a valutare alternative costose o scomode. Intanto, le grandi città si preparano al cambiamento con un misto di speranza e caos. Le proteste non mancano. I commercianti temono cali di clientela. I pendolari si lamentano. Ma le immagini dei cieli grigi e delle centraline sature parlano chiaro. È ora di fermarsi. E ripensare la mobilità da capo.