Ultim’ora: addio ai giorni di malattia | Non te li concedono più: devi schiattare di dolore e farti coraggio

Ultim’ora: addio ai giorni di malattia | Non te li concedono più: devi schiattare di dolore e farti coraggio

Malattia (pexels) infoiva.com

I giorni di malattia per i lavoratori sono solo un lontano ricordo da oggi in poi. Scopri tutto qui.

Per molti, le ferie sembrano una cosa ovvia. Ma non lo sono affatto. Ci sono voluti anni di lotte sindacali, scioperi e battaglie sociali per ottenere quel che oggi diamo per scontato: il diritto a staccare dal lavoro, a riposarsi, a prendersi cura di sé.

Un tempo, parlare di ferie pagate era quasi un’eresia. Oggi è un diritto costituzionalmente garantito, ma non sempre viene rispettato in modo uniforme. C’è ancora chi deve lottare per vedersi riconosciuti quei giorni di pausa legittimi, e chi si sente in colpa a chiederli, per paura di essere giudicato o, peggio, penalizzato.

In alcuni ambienti di lavoro, poi, la cultura del “non si molla mai” è ancora viva. Prendere ferie è quasi un atto di ribellione, come se fermarsi fosse sinonimo di pigrizia. Eppure il riposo è parte integrante del lavoro: ricarica energie, migliora la produttività e tutela la salute fisica e mentale.

Quando il riposo è obbligato

Oltre alle ferie vere e proprie, esiste un altro tipo di assenza dal lavoro: quella per malattia. Quando non si sta bene, ci si ferma. Il medico certifica l’inidoneità temporanea e il lavoratore ha diritto al riposo, con una parte dello stipendio garantita dall’INPS e dal datore di lavoro.

Molti, però, usano questo diritto come surrogato delle ferie. La cosa non è sempre fatta a fin di male, perché talvolta, specie nel pubblico, è l’unico modo in cui un lavoratore può divincolarsi da alcune incombenze. Ma è davvero così lecito?

Malattia (pexels) infoiva.com

Addio alle ferie in questo caso

Larepubblica.it ha diffuso le informazioni. Il punto è semplice: la malattia non è una vacanza. E lo ha ribadito di recente la Cassazione con una sentenza che fa discutere. Il caso riportato dal giornale riguarda un lavoratore che, in pieno periodo di malattia, è stato ripreso mentre faceva un giro in moto. Non una passeggiata terapeutica, ma una vera escursione, con tanto di casco, video postati sui social.

Risultato? Licenziamento per giusta causa. La Cassazione ha confermato il verdetto: se durante la malattia si svolgono attività incompatibili con lo stato di salute dichiarato, il datore di lavoro ha il diritto di interrompere il rapporto. Non si tratta solo di correttezza, ma di fiducia e responsabilità. La sentenza apre la strada a controlli più severi e a una nuova stagione di rigore. Chi è realmente malato non ha nulla da temere, ma chi finge rischia grosso. Addio agli abusi, e forse anche a qualche furbetto di troppo.