Ultim’ora: introdotta l’accisa pure sull’acqua | €3,18 al litro: da oggi costa molto più della benzina

Acqua in bottiglia sullo scaffale (Pexels) Infoiva.com
Un rincaro inatteso colpisce un bene insospettabile: qualcosa di così comune da sembrare immune alle logiche del mercato.
Fermarsi in autostrada per bere un sorso d’acqua è diventato un gesto che costa più della benzina.
Chi viaggia d’estate si ritrova a fare i conti con prezzi che sembrano uno scherzo.
Eppure nessuno ride: il costo dell’acqua è salito a livelli che pochi avrebbero immaginato.
Tra stupore e indignazione, emerge una tassa che cambia tutto. Ecco di cosa si tratta.
Viaggio d’estate, ma senza acqua
Le aree di servizio, un tempo rifugio provvisorio per viaggiatori accaldati, stanno diventando il simbolo di un nuovo paradosso italiano. Il caldo spinge a cercare refrigerio, ma ogni gesto ha un prezzo. Entrare in autogrill significa oggi confrontarsi con vetrine lucide, scaffali ordinati e cartellini che fanno strabuzzare gli occhi.
Chi si muove in auto per lavoro o vacanza lo sa bene: i costi sono aumentati, e la sensazione è quella di un conto che non finisce mai. Il caffè, il panino, persino il gelato, tutto ha un prezzo maggiorato. Ma è sull’acqua che si consuma il vero shock. Non è una sensazione soggettiva, né un’illusione da caldo estivo: è la realtà, e sembra voler dire che anche la sete è diventata un lusso.
L’acqua a 3,18 euro al litro: il sorpasso clamoroso sulla benzina
Il prezzo medio di una bottiglietta d’acqua in autostrada ha toccato quota 3,18 euro al litro. Un dato che, da solo, racconta molto più di mille grafici. Non è solo una cifra spropositata rispetto ai costi normali: è simbolo di un cambiamento nel modo in cui vengono trattati i beni essenziali. E mentre si dibatte sui rincari dei carburanti, nessuno sembrava pronto a vedere l’acqua superare la benzina. A far lievitare i prezzi, oltre alla speculazione delle aree di sosta, ci si è messa anche una nuova accisa: una tassa che finisce direttamente sul conto dei consumatori, silenziosa ma devastante. Il paradosso è evidente. Mentre si incentivano abitudini salutari, si tassano beni fondamentali come l’acqua.
Nel contesto di una stagione turistica già costosa, questo rincaro ha effetti immediati: famiglie costrette a risparmiare anche su ciò che dovrebbe essere accessibile a tutti, lavoratori in viaggio che preferiscono trattenere la sete piuttosto che cedere all’ennesima spesa imprevista. E poi c’è la rabbia, silenziosa ma crescente, di chi non accetta che dissetarsi diventi un privilegio. Se bastava poco per sentirsi rinfrescati, oggi serve molto più che una moneta. Serve capire dove stiamo andando.