Confermato: perdi la pensione con 40 anni di contributi se non dimostri questo requisito | Un cavillo del 1992

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Il cavillo (Foto di RDNE Stock project da pexels) - infoiva.com

Hai lavorato per decenni e pensi che basti per la pensione? Attenzione: una regola dimenticata del ’92 potrebbe farti perdere tutto, anche con 40 anni di contributi.

C’è qualcosa di profondamente ingiusto nel dover temere il futuro dopo una vita di lavoro. Eppure, per molti italiani, la pensione sembra più un miraggio che un diritto acquisito.

Non si tratta solo di aspettare l’età giusta o di collezionare bollini sul libretto dei contributi. A volte basta un dettaglio dimenticato, un documento non aggiornato, per far saltare tutto.

E poi ci sono le “vecchie regole”: quelle che nessuno spiega, ma che continuano a valere. Alcune risalgono a leggi del secolo scorso. Anni ‘90, giusto per capirci.

Molti pensano che basti l’anzianità contributiva per andare in pensione. Ma c’è chi, pur avendo lavorato oltre 40 anni, oggi rischia di restare senza un euro. Tutto per un cavillo che in pochi conoscono. Il risultato? Migliaia di persone convinte di aver fatto tutto il necessario rischiano oggi di ritrovarsi senza nulla. Scopriamone di più.

Pensione: la perdi per un cavillo degli anni 90

Il nodo riguarda in particolare chi ha iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995. Per questa categoria, la pensione di vecchiaia non si ottiene automaticamente con 20 o più anni di contributi. Serve anche dimostrare di aver maturato un assegno pari almeno a 1,5 volte l’assegno sociale, come spiega inca.it.

Molti lavoratori, soprattutto quelli autonomi o con carriere discontinue, sono i più esposti a questo tipo di beffa. E non è un dettaglio da poco: chi non raggiunge questa soglia non ha diritto alla pensione di vecchiaia, anche se ha versato regolarmente per decenni. In quel caso, si dovrà attendere fino a 71 anni, ma solo se si possono dimostrare almeno 5 anni di contributi effettivi (non figurativi).

donna con calcolatrice e documenti
Il controllo dei documenti (Foto di Mikhail Nilov da pexels) – infoiva.com

Meglio controllare la situazione

C’è poi un altro rischio: chi ha lavorato prima del 1993 ma non ha raggiunto i 20 anni richiesti, può andare in pensione con soli 15 anni di contributi, ma solo se rientra in una delle tre vecchie deroghe previste dalla legge del 1992. Molti non sanno neanche di doverle dimostrare.

In sintesi: non basta “aver lavorato tutta la vita”. Serve anche aver versato i contributi giusti, nel modo giusto, nel tempo giusto. Prima di fare i conti con l’INPS, meglio farli con un esperto. In un Paese dove il sistema previdenziale sembra scritto in codice fiscale, capirci qualcosa è già un’impresa. Perché quel cavillo – vecchio più di trent’anni – potrebbe essere la differenza tra la pensione e il nulla.