NASpI cambia nel 2025 | C’è un nuovo requisito per ottenere l’assegno di disoccupazione: l’elenco di chi resta fuori
Naspi INPS - Infoiva
Dal 2025 la NASpI, l’indennità di disoccupazione per i lavoratori dipendenti, cambia regole d’accesso. L’INPS introduce un nuovo requisito contributivo che restringe la platea: ecco chi rischia di restare escluso.
Con una nota pubblicata sul proprio portale, l’INPS ha annunciato l’aggiornamento dei criteri per accedere alla NASpI, la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego. Il cambiamento riguarda la soglia minima di contributi necessari per richiedere l’indennità: dal 2025, oltre alle tredici settimane di contribuzione nei quattro anni precedenti la cessazione del rapporto, serviranno anche almeno 30 giornate effettive di lavoro negli ultimi dodici mesi. Una modifica che mira a legare più strettamente la prestazione a un rapporto di lavoro reale e continuativo.
Il nuovo requisito non stravolge la struttura della misura, ma introduce una selezione più rigida dei beneficiari. L’INPS spiega che l’obiettivo è evitare sovrapposizioni con altri sussidi di sostegno al reddito e migliorare la coerenza con la riforma delle politiche attive del lavoro. Tuttavia, la stretta rischia di penalizzare chi ha contratti brevi o stagionali, specialmente nei settori del turismo, del commercio e dei servizi.
Come funziona la NASpI e cosa cambia dal 2025
La NASpI resta un’indennità mensile destinata ai lavoratori dipendenti che perdono involontariamente il posto. Si calcola in base alla retribuzione media percepita negli ultimi quattro anni e viene erogata per un numero di settimane pari alla metà di quelle coperte da contribuzione. Per ottenere l’assegno bisogna presentare domanda all’INPS entro 68 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro e dichiarare la propria immediata disponibilità al lavoro tramite i centri per l’impiego.
Dal 2025, il requisito delle 30 giornate effettive diventa determinante: non contano più solo i contributi accreditati, ma anche le giornate di effettiva prestazione lavorativa. Restano validi, invece, i contributi figurativi legati a maternità, congedi o malattia. L’INPS precisa che la novità si applicherà alle domande presentate per eventi di disoccupazione successivi al 1° gennaio 2025, mentre per le cessazioni anteriori continueranno a valere le regole precedenti.

Chi rischia di restare fuori all’ultimo minuto
Il cambiamento colpisce in particolare i lavoratori con contratti intermittenti, stagionali o di breve durata. Chi, pur avendo accumulato 13 settimane di contribuzione, non raggiunge le 30 giornate effettive di attività, non potrà accedere alla NASpI. È il caso, ad esempio, di chi lavora pochi giorni al mese o di chi alterna periodi di inattività e impieghi a chiamata. L’INPS riconosce la criticità, ma spiega che la misura è pensata per garantire che la prestazione vada a chi ha una relazione lavorativa continuativa e non solo saltuaria.
Restano tutelati, invece, i lavoratori licenziati per giustificato motivo oggettivo, coloro che si dimettono per giusta causa, le madri nei periodi protetti e chi rientra nei programmi di politiche attive. Le nuove regole si inseriscono in un percorso di revisione complessiva delle indennità di disoccupazione, che punta a rafforzare il legame tra sostegno economico e reinserimento nel mercato del lavoro.
Per chi teme di restare escluso, la soluzione è verificare la propria posizione contributiva tramite il fascicolo previdenziale INPS e, se necessario, recuperare settimane utili con brevi periodi lavorativi entro la fine del 2024. Ogni giornata effettiva in più può fare la differenza. Perché dal prossimo anno, nel calcolo della NASpI, non conterà solo quanto si è versato, ma soprattutto quanto si è lavorato davvero.
