Pensione INPS, svelato il trucco per un assegno più alto | È una richiesta che devi fare tu: non lo sa (quasi) nessuno
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Esiste un modo semplice e spesso ignorato per aumentare l’importo della pensione INPS, ma per ottenerlo non basta attendere: è il cittadino che deve presentare una specifica richiesta.
Molti pensionati, convinti che l’assegno mensile sia il risultato automatico dei contributi versati, non immaginano che in alcuni casi sia possibile accedere a un trattamento più favorevole.
La normativa infatti prevede che chi ha versato contributi in diverse gestioni possa ottenere un calcolo più conveniente, ma solo dopo aver attivato la procedura corretta. Un’occasione che resta spesso nascosta perché non appare in modo evidente nei documenti standard o nelle comunicazioni generiche dell’INPS.
Il risultato è che migliaia di persone ogni anno rinunciano inconsapevolmente a una parte dell’importo che spetterebbe loro di diritto.
Il meccanismo non è complesso, ma richiede attenzione: conoscere la propria situazione contributiva, valutare le gestioni coinvolte e capire quale sistema di calcolo risulti più vantaggioso. È qui che entra in gioco una scelta strategica che può cambiare sensibilmente l’importo finale dell’assegno.
Il passaggio chiave che fa aumentare l’assegno
Secondo l’INPS, chi ha lavorato in più settori e ha versato contributi in gestioni differenti può richiedere la cosiddetta totalizzazione o il cumulo contributivo, strumenti che permettono di sommare i periodi lavorativi dispersi tra vari fondi. Questa operazione non avviene in automatico: è necessario presentare una domanda formale affinché l’ente rivaluti l’intera posizione assicurativa. In molti casi, questo consente non solo di raggiungere prima i requisiti per la pensione, ma anche di ottenere un importo nettamente più alto rispetto a quello derivante da una sola gestione.
La cosa sorprendente è che, senza questa richiesta, l’INPS calcola la pensione sulla base della singola gestione principale, lasciando fuori contributi versati altrove che potrebbero invece aumentare la misura dell’assegno. Il risultato è un importo più basso, spesso di centinaia di euro all’anno, solo perché non si è attivata la procedura. Per chi ha svolto carriere discontinue, cambiato settore, alternato lavoro dipendente, autonomo o collaborazioni, il vantaggio può essere particolarmente evidente.

Perché pochi ne usufruiscono e cosa cambia nella pratica
Il motivo per cui questa opportunità è poco conosciuta è semplice: non si tratta di un beneficio automatico ma di un diritto da esercitare. Senza la richiesta esplicita, l’INPS non applica il cumulo e non ricalcola l’assegno. È una procedura che passa quasi inosservata perché non viene evidenziata come opzione standard, e molti la scoprono solo tramite consulenti previdenziali o dopo aver confrontato la propria posizione con quella di altri pensionati.
Una volta presentata la domanda, l’ente unifica i contributi e procede a un calcolo più completo, che in diversi casi si traduce in un aumento stabile e duraturo dell’importo mensile. Non serve alcuna operazione complessa: basta verificare i periodi contributivi presenti nell’estratto conto INPS e attivare il procedimento attraverso i canali digitali o un patronato. Un intervento che sembra minimo ma che può fare una differenza concreta nella vita quotidiana, soprattutto in un periodo in cui il potere d’acquisto degli anziani è messo alla prova da spese e rincari continui.
