Visite e farmaci valgono davvero | detrazione al 19% solo con pagamenti tracciabili: la riga che il 730 non perdona

insegna farmacia

Farmacia (Foto di Serkan Yildiz su Unsplash) - infoiva.com

Il 19% di detrazione sulle spese sanitarie resta una delle agevolazioni più usate dai contribuenti italiani, ma l’Agenzia delle Entrate ricorda: valgono solo i pagamenti tracciabili. La differenza si gioca tutta in una riga del 730.

Ogni anno milioni di cittadini portano in detrazione visite mediche, esami diagnostici e acquisti di farmaci. Ma non tutti sanno che, dal 2020, per poter usufruire del beneficio fiscale è obbligatorio aver pagato con mezzi tracciabili: carte, bancomat, bonifici o app di pagamento elettronico. La regola, confermata dall’Agenzia delle Entrate nella Guida alle Spese sanitarie, serve a garantire trasparenza e correttezza nella rendicontazione dei costi, riducendo il rischio di errori o abusi nelle dichiarazioni dei redditi.

Fanno eccezione solo le spese per l’acquisto di medicinali e dispositivi medici presso farmacie, parafarmacie o strutture sanitarie autorizzate, dove la tracciabilità è già garantita dallo scontrino parlante. In tutti gli altri casi — medici specialisti, fisioterapisti, laboratori, cliniche private — è indispensabile poter dimostrare che il pagamento sia avvenuto con un metodo elettronico. In assenza di prova, la spesa risulta “non detraibile”, anche se correttamente documentata da fattura o ricevuta fiscale.

Cosa si può detrarre e come documentarlo

L’elenco delle spese sanitarie ammesse è ampio: visite mediche generiche e specialistiche, analisi di laboratorio, prestazioni chirurgiche, ricoveri ospedalieri, cure dentistiche, dispositivi medici, occhiali e protesi. La detrazione spetta per l’importo che supera la franchigia di 129,11 euro annui, calcolata sulla somma complessiva delle spese sostenute dal contribuente e dai familiari a carico. Per ottenere il beneficio, è sufficiente che i dati siano inseriti nel modello 730 o che risultino già trasmessi al Sistema Tessera Sanitaria, da cui l’Agenzia delle Entrate importa automaticamente le informazioni precompilate.

È fondamentale però conservare per almeno cinque anni la documentazione di pagamento: copia dello scontrino elettronico, ricevuta POS, contabile bancaria o estratto conto. Anche un piccolo dettaglio, come l’assenza della dicitura “pagamento elettronico” o un importo non coincidente con la fattura, può bloccare la detrazione. L’Agenzia chiarisce che in caso di controllo è il contribuente a dover dimostrare la tracciabilità del pagamento, e non il professionista sanitario a cui è stato corrisposto il compenso.

2.000 euro di rimborso con la dichiarazione dei redditi
Ricco rimborso sulla dichiarazione dei redditi-Fonte-Depositphotos-Infoiva.com

La riga che il 730 non perdona

La “riga” decisiva è quella del quadro E del modello 730, dove vengono indicate le spese detraibili. Qui il software dell’Agenzia delle Entrate distingue automaticamente le spese tracciate da quelle escluse. Se una spesa non risulta associata a un pagamento elettronico, il sistema la segnala come non ammissibile e il 19% non viene conteggiato. È un controllo incrociato con il Sistema Tessera Sanitaria, che incide direttamente sul rimborso o sulla riduzione dell’imposta dovuta.

Un errore comune è pensare che basti la fattura per ottenere la detrazione, ma la legge parla chiaro: senza pagamento tracciabile, l’agevolazione salta. L’unico modo per rimediare è fornire la prova del pagamento, anche postuma, tramite ricevuta digitale o estratto conto. Per evitare problemi, è sempre meglio richiedere la ricevuta del POS al momento del pagamento e conservarla insieme alla documentazione sanitaria.

Un ultimo consiglio riguarda le spese sostenute per familiari anziani o non autosufficienti: anche in questi casi vale la regola della tracciabilità, anche se la fattura è intestata a loro e il pagamento è effettuato da un familiare. L’Agenzia consente infatti la detrazione a chi sostiene effettivamente la spesa, purché ne dimostri il versamento con mezzi elettronici.

Il 19% di detrazione resta un vantaggio concreto, ma solo per chi rispetta la regola d’oro della tracciabilità. Nel 730 non conta solo quanto si spende, ma come si paga: è quella la riga che decide se la spesa diventa risparmio fiscale o resta solo un costo.