Ferie, da oggi non le scegli più tu | Il datore di lavoro deciderà al posto tuo: se ti lamenti sei licenziato

Ferie, da oggi non le scegli più tu | Il datore di lavoro deciderà al posto tuo: se ti lamenti sei licenziato

Persona in vacanza su amaca (pexels) infoiva.com

Una recente interpretazione rimette al centro il potere del capo sulle ferie: il margine di scelta personale si restringe.

Per molti lavoratori le ferie sono ancora vissute come uno spazio totalmente “personale”: si guarda il calendario, si incastrano le date con la famiglia e, quasi automaticamente, si dà per scontato che basterà avvisare l’ufficio. La realtà giuridica, però, è ben diversa: il periodo di riposo è sì un diritto irrinunciabile, ma non è il dipendente a decidere in autonomia quando staccare la spina.

È da questa distanza tra percezione e regole che nasce la sensazione di una vera e propria “tassa sulle ferie”: organizzare viaggi, acconti e prenotazioni senza una conferma scritta può trasformarsi in un boomerang.

Se l’azienda, per esigenze organizzative, nega o modifica le date, il lavoratore che prova a imporsi rischia di trovarsi improvvisamente dalla parte del torto, con conseguenze anche sul piano disciplinare.

Chi decide davvero quando puoi andare in ferie

Dal punto di vista legale, il diritto alle ferie è garantito, ma è il datore di lavoro a stabilire il periodo in cui possono essere fruite, tenendo conto sia delle esigenze aziendali sia – per quanto possibile – di quelle del dipendente. Questo significa che il lavoratore può esprimere preferenze, chiedere determinati giorni, spiegare motivi familiari o personali, ma non può “auto-assegnarsi” il periodo di riposo senza una vera e propria autorizzazione.

Andare in ferie senza consenso equivale, di fatto, a un’assenza ingiustificata: l’azienda può contestare formalmente il comportamento, applicare sanzioni disciplinari e, nei casi più gravi, arrivare fino al licenziamento. Non è la semplice lamentela a far scattare il provvedimento estremo, ma il rifiuto di presentarsi al lavoro nei giorni in cui si è regolarmente inseriti in turno, magari dopo un chiaro ordine di servizio che impone la presenza.

Andare in ferie
Andare in ferie (Fonte: Canva) – www.infoiva.com

Cosa rischi se ti organizzi le ferie da solo

Il rischio più concreto nasce quando il lavoratore si comporta come se il consenso fosse una formalità, prenotando vacanze e partendo comunque anche davanti a un diniego esplicito. In questi casi il datore può leggere il gesto come una violazione grave dei doveri contrattuali, soprattutto se l’assenza crea disservizi, costringe a coperture d’urgenza o mette in crisi un reparto già in difficoltà. La linea di confine tra semplice contestazione e licenziamento disciplinare si gioca proprio su questi elementi.

Per evitare di “giocarsi” le ferie e il posto di lavoro, la mossa più saggia resta quella di presentare le richieste con largo anticipo, usare solo i canali previsti dall’azienda e attendere sempre una risposta chiara prima di impegnarsi con voli e hotel. Se si ritiene che il rifiuto sia ingiustificato o che il datore ostacoli sistematicamente il godimento delle ferie, gli strumenti sono altri: confronto con le rappresentanze sindacali, ispettorato del lavoro, eventuale assistenza legale. Quello che non si può fare, senza rischiare grosso, è decidere da soli quando sparire dall’ufficio come se il calendario fosse solo affare proprio.