Hai usufruito della Naspi? Bene, ora devi restituire i soldi | Per queste persone il futuro è nerissimo
La sentenza della Consulta: un caso emblematico di ingiustizia sanata

Sentenza della Consulta: un caso emblematico di ingiustizia sanata.
Il caso specifico di cui parla anche italiaoggi che ha portato a questa storica decisione è particolarmente significativo. Un lavoratore, dopo aver perso il posto, aveva ricevuto l’anticipazione della Naspi per avviare un bar, un incentivo all’autoimprenditorialità. Tuttavia, a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia di Covid-19, l’attività era diventata impossibile da proseguire. Il lavoratore aveva quindi trovato una nuova occupazione come dipendente a tempo indeterminato. L’Inps, applicando la normativa allora vigente, aveva richiesto la restituzione integrale dell’incentivo, ritenendo che la stipula di un contratto di lavoro subordinato prima della fine del periodo di copertura della Naspi anticipata comportasse automaticamente questo obbligo.
Questa interpretazione rigida della norma ha portato la Corte Costituzionale a intervenire. I giudici hanno sottolineato come la previsione della restituzione integrale violasse i principi di proporzionalità e ragionevolezza, oltre al diritto al lavoro, tutelati dagli articoli 3 e 4 della Costituzione. Tale violazione si manifestava ogni qualvolta l’attività imprenditoriale non potesse proseguire per “impossibilità sopravvenuta o insuperabile oggettiva difficoltà“, come appunto accaduto durante le chiusure forzate per il Covid.
La Corte ha chiarito che, se l’attività imprenditoriale è stata effettivamente avviata e proseguita per un periodo apprezzabile, l’obiettivo antielusivo della disposizione è già soddisfatto. Non c’è quindi ragione di punire il lavoratore con l’obbligo di restituzione integrale quando cause di forza maggiore rendono impossibile la prosecuzione dell’impresa.
Impatto e prospettive future: cosa devono sapere i lavoratori
Futuro del lavoro: l’impatto e le prospettive per i lavoratori.
La sentenza n. 90/2024 rappresenta un faro per tutti coloro che hanno beneficiato o intendono beneficiare dell’anticipazione della Naspi per intraprendere un’attività autonoma. Il principio ora consolidato è chiaro: l’obbligo di restituzione non sarà più indiscriminatamente integrale, ma proporzionale alla durata del periodo di lavoro subordinato eventualmente instaurato. Questo significa che, se l’attività imprenditoriale è cessata per motivi non imputabili al lavoratore, la restituzione richiesta dall’Inps sarà calcolata in base al tempo effettivamente coperto dalla nuova occupazione dipendente.
È fondamentale per i lavoratori interessati essere consapevoli di questa modifica normativa. In caso di richieste di restituzione integrale da parte dell’Inps per situazioni analoghe, sarà possibile contestarle facendo riferimento a questa storica decisione della Consulta. La Corte ha di fatto tutelato la buona fede e gli sforzi di chi cerca di reinventarsi professionalmente, garantendo che le avversità esterne non si trasformino in un ulteriore fardello economico.
In sintesi, una parte dei soldi andrà comunque restituita all’INPS ma non più in forma integrale. La cifra esatta dipenderà infatti da specifici calcoli.
