INPS, pessima notizia per i nati dopo quest’anno | L’avviso a sorpresa è agghiacciante: milioni di anziani in lacrime
Pensionati italiani-Fonte-Canva-RobertKneschke-Infoiva.com
Una nuova stretta dell’INPS rischia di stravolgere i piani di chi si vedeva già vicino alla pensione: per intere generazioni l’uscita si allontana ancora.
Per molti lavoratori l’idea della pensione è l’unico vero traguardo dopo una vita passata tra turni, contributi e sacrifici. Si fanno conti, simulazioni, ipotesi di data, ci si immagina quel momento in cui finalmente si potrà rallentare.
Proprio per questo ogni annuncio di ritocco ai requisiti anagrafici o contributivi viene vissuto come una vera e propria stangata, soprattutto da chi pensava di essere ormai a un passo dal traguardo.
La novità che arriva dall’INPS riguarda proprio questo: dal 1° gennaio 2027 è previsto un nuovo adeguamento dell’età pensionabile, con un ulteriore scatto in avanti dei requisiti per andare in quiescenza. Non si parla solo di una formula o di una categoria, ma di un intervento che tocca le principali vie d’uscita dal lavoro, allungando i tempi per milioni di persone che contavano su una data ben precisa per lasciare il proprio impiego.
Chi è nato dopo il 1960 dovrà lavorare ancora di più
Secondo quanto reso noto dal direttore generale dell’INPS, Valeria Vittimberga, la vera “stangata” colpirà soprattutto chi è nato dopo il 1960. Dal 2027 è previsto un incremento di tre mesi dei requisiti per accedere alla pensione, sia per le forme ordinarie sia per quelle anticipate. La pensione di vecchiaia salirà così a 67 anni e 3 mesi, mentre per la pensione anticipata serviranno 43 anni e 1 mese di contributi per gli uomini, con un anno in meno per le donne.
A essere interessate non sono solo le formule tradizionali: il nuovo adeguamento tocca anche le forme contributive. Il pensionamento di vecchiaia contributivo viene spinto fino a 71 anni e 3 mesi, mentre l’anticipo contributivo arriva a 64 anni e 3 mesi. Per i nati dopo il 1960 – e per tutti quelli che hanno programmato di smettere di lavorare tra pochi anni – significa dover rivedere i propri piani, mettere in conto mesi aggiuntivi di lavoro e spostare più avanti l’orizzonte di un’uscita che sembrava ormai definita.

Servono 4 miliardi per fermare l’aumento: il tempo stringe
Lo stesso Vittimberga ha spiegato che la possibile “sterilizzazione” dell’aumento dell’età pensionabile dal 2027 in poi è una vera e propria scelta politica. Per bloccare il meccanismo servirebbero circa 4 miliardi di euro e l’intervento dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno, prima che il processo diventi automatico. Al momento, però, non sono arrivati segnali concreti in questa direzione e il silenzio pesa sulle spalle di chi guarda al calendario con crescente preoccupazione.
Se non dovesse arrivare alcun correttivo, l’aumento dei requisiti diventerà realtà, con la prospettiva di una pensione sempre più lontana per chi è nato dopo il 1960 e per tutti coloro che contavano di lasciare il lavoro nel giro di un paio d’anni. Una situazione che viene descritta come “drammatica” per milioni di futuri pensionati, costretti a restare in servizio più a lungo in un sistema che continua a spostare l’asticella dell’età pensionabile, trasformando il traguardo del riposo in un obiettivo ogni volta più distante.
