Viaggi, approvata la nuova tassa passaporto: ti mettono un timbro e scalano in automatico 250€ dal conto | Nuova imposta sanguinaria

Timbro e passaporto (Foto di Huy Phan su Unsplash) - infoiva.com
Proprio in vista dell’estate partire per le vacanze costerà di più: arriva la nuova tassa passaporto, ogni timbro ti scalano 250 euro dal conto.
Ormai preparare una valigia per partire non basta più. Ti serve anche un piccolo fondo d’emergenza, da lasciare in pegno alla burocrazia internazionale.
Se fino a ieri bastava il rinnovo del passaporto in questura e un po’ di pazienza tra timbri e foto tessere, oggi serve qualcosa in più: un bel prelievo extra. E non stiamo parlando del taxi per arrivare in aeroporto.
La scena è surreale: arrivi convinto di partire per un viaggio da sogno, e ti ritrovi con 250 euro in meno sul conto. Non perché hai prenotato una suite con vista panoramica o fatto shopping compulsivo in duty free. No, semplicemente perché vuoi partire.
Lo chiamano “aggiornamento di sistema”. Ma in sostanza, è un nuovo modo per farti aprire il portafogli prima ancora di salire sull’aereo. E non è l’ennesima tassa aeroportuale, ma proprio un obolo da versare per ogni viaggio. Un timbro, un prelievo dal conto. È la nuova tassa passaporto.
Viaggi: la nuova tassa passaporto
La misura, spiega money.it, è stata approvata all’interno di un articolato pacchetto legislativo – il “One Big Beautiful Bill Act”, tanto per non perdere il senso dello spettacolo – voluto dall’amministrazione Trump. Sì, stiamo parlando proprio degli Stati Uniti. E non è uno scherzo: per ottenere un visto turistico, studentesco o d’affari, ora bisogna lasciare un “deposito cauzionale” da 250 dollari. Che assieme ai dazi imposti in queste settimane, è proprio il modo migliore per rendere l’America sempre più “simpatica”.
Tecnicamente si tratta di una misura pensata per incentivare il rispetto delle regole: durata massima del soggiorno, divieto di lavorare se non previsto, niente scappatelle burocratiche. Il 98% dei viaggiatori rientra nei parametri, ma la cauzione resta comunque nelle mani del governo, almeno per un po’.
Ogni timbro un prelievo
Il rimborso infatti non è immediato: avviene solo dopo la scadenza del visto, spesso mesi o anni dopo il rientro. E se ti dimentichi di richiederlo o non hai rispettato qualche cavillo? Addio soldi. Finiscono direttamente nelle casse statali.
Il tutto rientra in un piano strategico di controllo e bilancio pubblico. Nessuna intenzione di scoraggiare il turismo però: l’idea è che chi può permettersi il viaggio può permettersi anche la tassa. Ma un modo per rimettere in ordine i conti pubblici usando le nostre ferie. Sarà un deterrente per i viaggi in USA? Vedremo.