“Ti licenziamo anche per un solo tatuaggio” | Il Ministero del Lavoro ha deciso: dal 30 giugno diventano vietati

Licenziata per quei tatuaggi

Licenziata per quei tatuaggi (Fonte: Canva) - www.infoiva.com

I tatuaggi per quel lavoro sono vietati, ecco perché si viene licenziati.

C’è un forte dibattito in merito ai tatuaggi, visto che oggi giorno sono diventati all’ordine del giorno e vengono considerati praticamente come un accessorio di uso comune: una collana, un bracciale e così via.

Il tatuaggio non è soltanto una moda, ma per molti è anche un modo per esprimere un pensiero, un sentimento, un ricordo, in modo permanente, da portare per sempre sulla propria pelle, senza il bisogno di dire altro.

Se ci pensate bene, l’origine dei tatuaggi risale alla preistoria, con scoperte che risalgono a 5000 anni fa, in quanto si pensa che gli Egizi siano stati tra i primi a decorare il proprio corpo, come mostrano alcune mummie ritrovate. In molte culture venivano e vengono tutt’ora usati, non soltanto per estetica, ma anche per scopi medici, religiosi, culturali e decorativi.

Nonostante questa pratica abbia radici profonde a livello storico, ci sono alcuni impieghi dove semplicemente sono banditi, in quanto vengono meno al messaggio che devono esternare e a quello della divisa di riferimento.

In questo particolare caso, si parla di licenziamento per quei tatuaggi che hanno portato questa lavoratrice a dover dire addio a quel lavoro per il quale si era proposta. Facciamo chiarezza in merito.

I licenziamenti che fanno discutere

Ci sono licenziamenti legittimi e altri no, che hanno generato scompiglio tra l’opinione pubblica in quanto in alcuni contesti dovrebbero essere le abilità del lavoratore a essere giudicate e non il sesso, la religione, la corporatura, la bellezza e così via.

Per non parlare di quei contratti annullati dopo aver saputo che la lavoratrice era in gravidanza o nel momento in cui è sopraggiunta una malattia che avrebbe portato il lavoratore a stare parecchi mesi lontani dal posto di lavoro, insomma ogni caso è a sé. Poi ci sono quei lavori invece dove c’è un regolamento di fondo che può sembrare giusto per qualcuno e sbagliato per altri, ma che comunque vige da generazioni. Ci sono alcuni mestieri per cui il portamento e l’immagine sono alla base di tutto e perfino un tatuaggio può essere motivo di diatriba.

Il caos dopo quella decisione
Il caos dopo quella decisione (Fonte: Canva) – www.infoiva.com

Il problema del tatuaggio

C’è un particolare caso che sta facendo discutere, in quanto il licenziamento della lavoratrice è arrivato per quel tatuaggio vietato. Facciamo chiarezza. Come possiamo leggere su adnkronos.com, l’aspirante vigilessa di Lanciano è stata esclusa dal concorso per quei due tatuaggi ai piedi che non sarebbero stati coperti dalla divisa. A fare ricorso è stata una 35enne che si è vista rigettare dal Tar di Pescara il suo ricorso in merito all’esito di non idoneità a entrare nella polizia locale. I giudici hanno quindi respinto la sua richiesta e le spese di giudizio sono state compensate tra entrambe le parti.

Come sostenuto dalla 35enne: “Mi sembra una vicenda del tutto assurda per due tatuaggi ai piedi, una farfalla e un cuore col nome di mio padre. Non mi sembra giusto. Sono delusa dalla sentenza del Tar Abruzzo, ma andrò fino in fondo tornando a ricorrere di nuovo in Consiglio di Stato…”, rivelando di essersi sentita discriminata, anche se i giudici hanno respinto la sua tesi: “osservando che la normativa si applica in modo trasversale, dato che anche i vigili uomini, con la divisa estiva in pantaloncini, sarebbero soggetti alle stesse limitazioni…”. Pare che i legali potrebbero pensare di richiedere “un nuovo ricorso al Consiglio di Stato per un ultimo tentativo”. Come finirà questa storia?