UFFICIALE: addio alla Naspi, gli italiani rimangono senza scialuppa di salvataggio | “Licenziati e morti di fame”

Rischio concreto di dire addio alla Naspi - Infoiva - Infoiva.com
Scatta l’allarme per milioni di italiani che rischiano rimanere senza la Naspi. Addio all’ultima forma di reale sostegno economico pubblico
La NASpI rischia di essere cancellata per sempre e milioni di italiani potrebbero ritrovarsi dall’oggi al domani senza la benché minima forma di assistenza in caso di perdita del proprio posto di lavoro.
A beneficio di coloro che ancora non lo sanno è opportuno ricordare che la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego ( NASpI ) è un’indennità mensile di disoccupazione per lavoratori con rapporto di lavoro subordinato.
Viene erogata in relazione ad eventi di disoccupazione involontaria verificatisi a partire dall’1 maggio del 2015. La NASpI è stata dunque introdotta dieci anni fa e sostituisce precedenti prestazioni di disoccupazione chiamate ASpI e MiniASpI.
Ora però sono in arrivo importanti novità per chiunque ne faccia richiesta in futuro. A partire dal prossimo anno il lavoratore che ha subito una cessazione involontaria di un rapporto di lavoro dovrà soddisfare un nuovo e stringente requisito contributivo per accedere alla NASpI.
Al via la ‘nuova’ NASpI, di che si tratta
Non è prevista però alcuna cancellazione né transitoria né tanto meno definitiva di questo beneficio, ma solo una sua rimodulazione che porterà a restringere il numero di quelli che ne avranno diritto. Nel dettaglio per poter accedere alla NASpI il lavoratore dovrà vantare almeno 13 settimane di contributi nell’arco temporale intercorso tra la precedente risoluzione volontaria del rapporto di lavoro e la successiva cessazione involontaria* che ha generato il diritto all’indennità di disoccupazione.
Ciò significa che se un lavoratore si è dimesso volontariamente da un impiego e dopo un certo periodo ha trovato un nuovo lavoro dal quale è stato poi licenziato (o il contratto non è stato rinnovato), non potrà accedere alla NASpI a meno che non abbia accumulato almeno 13 settimane di contributi nel periodo di questo secondo rapporto di lavoro.
NASpI, è addio definitivo per questi lavoratori
Questo nuovo requisito introduce un filtro significativo e chi non lo rispetta dirà addio al bonus. L’obiettivo è prevenire situazioni in cui un lavoratore, dopo aver interrotto volontariamente un rapporto trovi un impiego di brevissima durata solo per poi essere licenziato e accedere così all’indennità. La soglia delle 13 settimane (circa tre mesi) di contributi successivi alla dimissione volontaria vuole quindi garantire che ci sia stato un effettivo reinserimento nel mondo del lavoro prima di poter usufruire del paracadute sociale della NASpI.
Per i lavoratori ciò significa che la pianificazione della propria carriera e delle transizioni tra un impiego e l’altro richiederà maggiore attenzione. La decisione di dimettersi volontariamente da un lavoro dovrà essere ponderata anche in relazione alla successiva possibilità di accedere alla NASpI in caso di futura cessazione involontaria. La nuova norma rafforza ulteriormente il principio che la NASpI è destinata a chi subisce una perdita del lavoro non per propria volontà e che ha dimostrato una certa stabilità contributiva anche dopo eventuali interruzioni volontarie.