Ristoranti: dopo il coperto, ecco il “Copertissimo” | Da stasera 200€ a cranio: altro che conto alla romana

Ristorante (pexels) infoiva.com
Ristoranti e ristoratori perdono il senno: i prezzi sono arrivati troppo in alto e adesso non si torna indietro.
C’è un elemento che da anni divide l’Italia e confonde i turisti stranieri: il famigerato coperto. È quella cifra extra, tra i 2 e i 4 euro, che compare sullo scontrino a prescindere da cosa si mangi o beva. Ma cos’è davvero? In origine, serviva a coprire il costo del pane e l’uso delle stoviglie, insomma, il diritto di sedersi a tavola.
In realtà oggi è un balzello un po’ vintage, che molti paesi hanno abolito o non hanno mai previsto. In Francia e Germania non si paga. In Spagna nemmeno. Negli Stati Uniti? Il concetto di coperto è del tutto inesistente: lì si paga il servizio sotto forma di mancia obbligatoria, che può arrivare fino al 25%.
In Italia, però, il coperto resiste fiero come un vecchio nonno che non vuole cedere il posto sul bus. E attenzione: non c’è una regola unica. Ogni regione, ogni comune, ogni trattoria può fare come crede. È una giungla di costi extra, spesso scritti in piccolo in fondo al menù.
Coperto o mancia?
Altrove il costo extra obbligatorio è la mancia. In Italia non sono obbligatorie, ma sempre più spesso il personale di sala le dà per scontate. I camerieri sono spesso sottopagati e lavorano in condizioni stressanti. La mancia diventa quindi una forma di giustizia sociale, anche se molti clienti, soprattutto italiani, faticano ad accettarla come prassi.
Negli USA, dove la mancia è parte integrante dello stipendio, esistono veri e propri tassi minimi di cortesia. In Italia no: tutto è lasciato al buon cuore e al portafogli del cliente. Ma ora, tra coperto, servizio e vino della casa che costa oro, l’impressione è che qualcosa ci stia sfuggendo di mano. Ed è così che nasce l’ironia del copertissimo.
Il copertissimo
Che cos’è il copertissimo? In realtà è un conto da 923 euro per quattro persone. È successo su una terrazza panoramica di Ponza, in un ristorante di pesce con vista mozzafiato. I commensali? Ignari turisti. Il piatto incriminato? Scialatielli all’aragosta, serviti in porzioni generose con oltre 800 grammi di crostaceo a testa.
La freschezza dell’ingrediente non si discute, così come la possibilità di sceglierlo vivo, da vasca. Ma il prezzo? Circa 759 euro totali solo per i primi, pari a quasi 190 euro a testa. Ci si aggiungono due bottiglie di vino da 60 euro l’una, coperto, e il conto finale tocca i 230 euro a persona. Lo scontrino sembra regolare. Ma la polemica resta: la trasparenza non basta quando la cifra fa paura. Il vero punto è che la ristorazione italiana si muove sempre di più tra lusso e improvvisazione, tra piatti gourmet e conti da brivido.