Ultima ora WhatsApp, proibita la comunicazione via EMOTICONS: bandite le faccine da tutte le chat | Previsto carcere a vita

Emoticon vietate (Foto di Denis Cherkashin su Unsplash) - infoiva.com
Un’inaspettata svolta nelle comunicazioni digitali: faccine bandite, una nuova legge in arrivo e conseguenze che nessuno avrebbe mai immaginato. Scopri di più.
Negli ultimi anni siamo diventati dipendenti da un nuovo linguaggio. Fatto di simboli, colori, faccine, gesti e oggetti: è il vocabolario delle emoji.
C’è chi riesce a fare un’intera conversazione senza scrivere una sola parola, solo icone. Un cuoricino qui, un razzo là, e si capisce tutto (più o meno).
Questa nuova forma di comunicazione è talmente radicata nella nostra quotidianità che ormai ci viene naturale usarla anche per parlare con la nonna. Anzi, le emoji sono così universali da superare le barriere linguistiche: tutti sanno cosa significa la faccina che piange dal ridere o il pollice in su.
Ma proprio adesso sembra che questo tipo di conversazione deve cessare di esistere. Basta faccine, si torna alla scrittura classica. Perché questa decisione? Scopriamolo.
WhatsApp: bandite le emoji dai messaggi
Le usiamo tutti, le faccine. Ma cosa succede quando un linguaggio così innocente, divertente e diffuso viene usato per scopi tutt’altro che leciti? E non stiamo parlando di messaggi ambigui alle tre di notte. Parliamo di qualcosa di molto, ma molto più serio.
E a quanto pare, anche le autorità si stanno accorgendo che le emoticon non sono sempre così innocue. In certi contesti, possono diventare veri e propri codici segreti. E in un caso recente, sono diventate parte integrante di un piano criminale da film.
Si torna a scrivere normalmente
Due agenti operativi al confine tra Stati Uniti e Messico, riporta eleconomista.es, sono finiti sotto accusa per un sistema a dir poco geniale (e pericoloso): comunicavano con un cartello di narcotrafficanti esclusivamente tramite emoji. Altro che app criptate o telefoni usa e getta: bastavano due simboli e il gioco era fatto. Con una faccina o un’icona ben piazzata, gli agenti indicavano quali corsie di frontiera erano “libere”, cioè prive di controlli. Il risultato? Tonnellate di droga che passavano indisturbate. Un meccanismo invisibile agli occhi delle forze dell’ordine. Almeno per un po’.
Ma, come spesso accade, è stata la vita di lusso improvvisa a insospettire gli investigatori. Viaggi costosi, proprietà misteriose in Messico e uno stile di vita incompatibile con lo stipendio pubblico. Da lì è partita l’indagine che ha portato alla scoperta del sistema a emoji. Ora i due agenti rischiano grosso: l’accusa parla di associazione a delinquere, corruzione e traffico internazionale di droga. E tra le prove ci sarebbero proprio quelle faccine tanto simpatiche, ora depositate come prova di uno dei più insoliti casi di comunicazione criminale mai visti.