La tassa che non vedi ma paghi ogni anno | 34,20 € e sei costretto a pagare: è una riga piccola ma come pesa

Uomo disperato

Uomo disperato guarda il conto corrente (Canva) - Infoiva

Costa solo 34,20 euro l’anno ma colpisce tutti i conti correnti attivi: è l’imposta di bollo, la tassa che appare in una riga quasi invisibile dell’estratto conto e che molti pagano senza accorgersene.

Si tratta di un prelievo fisso previsto per legge e applicato automaticamente dalle banche sui conti con giacenza media superiore a 5.000 euro. L’imposta, disciplinata dal Testo Unico Bancario, è pari a 34,20 euro per le persone fisiche e a 100 euro per le imprese. Non è una commissione della banca, ma un tributo statale che l’istituto di credito riscuote e versa al fisco. Ogni anno viene addebitata in modo silenzioso, spesso a fine dicembre o all’emissione dell’estratto conto annuale.

Secondo la guida pubblicata da Il Sole 24 Ore, l’imposta di bollo rientra tra i cosiddetti costi “non negoziabili” del sistema bancario: non dipende dal tipo di conto né dal numero di operazioni, ma unicamente dalla giacenza media. Anche chi utilizza un conto online, spesso pubblicizzato come gratuito, è tenuto a pagare il bollo se supera la soglia stabilita. È una tassa apparentemente minima, ma che su larga scala rappresenta introiti significativi per l’erario.

Chi paga, quando e perché

Il meccanismo è semplice: ogni banca calcola la giacenza media annuale dei conti intestati al cliente. Se il saldo medio supera i 5.000 euro, scatta automaticamente l’addebito di 34,20 euro. L’importo è annuale ma può essere suddiviso in rate trimestrali o semestrali, a seconda del contratto. In caso di più conti, l’imposta si applica su ciascun rapporto separatamente, anche se appartenenti allo stesso istituto.

Il principio alla base del bollo nasce per garantire uniformità di trattamento fiscale tra diversi strumenti di risparmio. Tuttavia, nel tempo, è diventato una voce quasi “nascosta”, difficile da individuare nelle rendicontazioni. L’importo compare infatti in fondo all’estratto conto con diciture come “Imposta di bollo su rapporti bancari” o “Addebito imposta di bollo”, senza ulteriori spiegazioni. È proprio questa discrezione a farla passare inosservata a molti correntisti.

telefono con banconote
30€ (Foto di Engin Akyurt da pexels) – infoiva.com

Le eccezioni e il modo per evitarlo davvero

Esistono però alcune eccezioni. L’imposta non si applica ai conti con giacenza media inferiore a 5.000 euro e ai conti di base dedicati a categorie protette, come pensionati o cittadini con ISEE basso, a cui la legge riconosce l’esenzione. Alcuni istituti, per rendere più competitiva l’offerta, scelgono di accollarsi il costo del bollo a carico proprio, segnalando l’operazione con una voce compensativa in accredito. È una pratica legittima ma limitata a specifiche promozioni.

Per chi desidera evitarlo, la soluzione più semplice è monitorare la giacenza e mantenerla sotto soglia, spostando eventuali somme su conti deposito o strumenti di investimento che offrono condizioni diverse. Tuttavia, anche questi prodotti possono essere soggetti a imposte simili. Il consiglio degli esperti è di leggere attentamente il contratto e verificare la sezione dedicata ai costi fissi: la riga piccola in fondo all’estratto conto può sembrare innocua, ma nel tempo il bollo rappresenta una spesa costante, da considerare a tutti gli effetti come una tassa annuale sul proprio conto corrente.